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Recensione – ‘La Smorfia di Alice’, un libro associato ad un progetto fotografico con la firma di Marco Iannaccone

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Sembra un gioco letterario ma è molto di più. L’artista Scarlet Lovejoy, alias Marco Iannaccone, dedica un libro al mondo delle donne, solidarizzando con coloro che subiscono violenza. Il 29 settembre esce il suo ultimo romanzo intitolato ‘La Smorfia di Alice’, ed è associato questa volta ad un progetto fotografico che dà volto ai personaggi del racconto, con travestimenti che interpretano il significato della smorfia napoletana.

Come suo fare Scarlet inserisce in ogni percorso di scrittura un pezzo della sua Napoli, e questa volta lo fa interpretando le fasi della vita di Alice, la protagonista del romanzo, con i numeri della Smorfia. Essi non traducono sogni, ma fatti di vita concreti, fungendo da ispirazione per traslitterare il significato degli incontri, delle avventure e disavventure di una donna che è anche madre, professionista, e purtroppo legata a un uomo che non le ha saputo dimostrare amore. La scrittura è come sempre fluida; strappa sorrisi, ma apre il pensiero alla fervida immaginazione e alla riflessione significativa. Dona parità anche alla più piccola comparsa del libro, che fa capolino nella storia di Alice, colorandola con la sua interazione.

Alice è una donna che tende ad innamorarsi puntualmente ogni anno, il 22 settembre. La ripetizione di questa data, come del fenomeno emotivo dell’innamoramento, è un chiaro segno di quanto l’abitudine giochi la sua partita nel riscatto della femminilità e della dignità ad essa annessa. Lo stesso nome che Iannaccone dà al suo personaggio, Alice, è in realtà avulso dalla dimensione del sogno, in quanto nel suo significato originario è legato al concetto di nobiltà, ma vuol dire anche ‘acqua salata, marina’. In Alice c’è dunque l’immensa distesa del mare di Napoli con tutti i suoi flutti altalenanti; c’è il sale che fa da antibatterico rispetto alle ferite della vita.

Alice guarisce da se stessa; brucia, ma vive e dà significato anche alle sfaccettature che ne hanno segnato l’esistenza. Lavora alle Poste italiane, e cerca nelle amiche e nella musica, tratto distintivo che accompagna la scrittura di Iannaccone, spiraglio di serenità.

In 283 pagine le donne si riconoscono nella quotidianità, a tratti bizzarra, della protagonista del romanzo. Madre alle prese con una adolescente che le dà filo da torcere, Uma; figlia di una madre di cui prendersi cura; moglie che ha faticato a liberarsi dalla violenza di un marito con cui non andava d’accordo; amica su cui contare; professionista che con affanno si alterna tra le faccende domestiche e i doveri lavorativi carichi di incombenze; sognatrice per deformazione ed inclinazione. A dispetto del buon senso che vorrebbe imporre alle donne dei comportamenti da etichetta, Alice rompe i suoi schemi con leggerezza. Sceglie questa dimensione per distaccarsi dalla pesantezza della routine che appartiene alla vita di tutti noi, e dimostra che per sopravvivere alle onde che ci travolgono, occorre a volte, un po’ di sana incoscienza.

Le cadute o gli scivoloni del suo percorso sono immortalati dai fotogrammi della cabala. I numeri del destino di Alice, diventano per il lettore, piccole pillole di saggezza. Provano ad individuare l’esistenza di un rapporto tra la natura umana, in particolar modo quella femminile, e la tensione ad una realizzazione intima e spirituale, più sottile. Alice è imperfetta come tutti noi, ma a suo modo tende alla evoluzione. Il suo bicchiere è mezzo pieno e mezzo vuoto, come si nota in ogni capitolo del libro. Elabora i pensieri delle sue disavventure cercando di riprendersi da ogni tentativo di soccombere agli eventi che le capitano. Le sue giornate sono una continua emergenza, ma l’amicizia è la coperta calda sotto cui trovare riparo. Così Alice si ritrova perfino a consigliare a Belinda di allontanarsi da un marito violento ed ubriacone. Tra Italia e Belinda il mondo del suo personaggio diventa un arcobaleno pieno di emozioni, e le 90 occasioni in cui si traduce numericamente il suo percorso, sono la dimostrazione di quanto il percorso che conduce alla luce sia lungo, ma valga la pena di essere attraversato. Alice trova una risposta felice al suo 22 settembre, che da superstizione, si trasforma in nuova occasione d’amore e in un sorriso con cui la vita, prima o poi, ripaga ciascuno di noi, anche se non ci crediamo.

Il suo ritratto diventa simbolico della dimensione onirica che per ogni donna è àncora di speranza, a cui l’universo femminile per fortuna sa aggrapparsi, disegnando per sé nuovi confini. Iannaccone, da bravo fotografo di nome e di fatto, dimostra in modo esemplificativo, anche attraverso la scrittura, quanto sia sbalorditiva la natura femminile col suo significato pieno, nella propensione a solidarizzare con l’universo e con il proprio io.

 

 


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Pina Stendardo

Giornalista freelance presso diverse testate, insegue la cultura come meta a cui ambire, la scrittura come strumento di conoscenza e introspezione. Si occupa di volontariato. Estroversa e sognatrice, crede negli ideali che danno forma al sociale.