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Recensione – ‘Le radici dell’ultima verità del male’, potenza e storia nel teatro rivelazione di Gianni Sallustro

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Esistono spettacoli che ti fanno venire voglia di restare a teatro, per saperne sempre di più. Soddisfano tutta la brama di cultura e sono un regalo ad effetto matrioska per lo spettatore che si porta a casa conoscenza, emozioni e piacevolezza di aver assistito a qualcosa di nuovo e ben fatto.

Ad offrire tutto questo è l’Accademia vesuviana di Cinema e Teatro di Gianni Sallustro, che nel ventre di Napoli, al Teatro Tindi Vico Fico Purgatorio, ha presentato in terza replica ‘L’ultima verità del male’, lo spettacolo allestito con i suoi allievi e dedicato alla memoria di Maria Orsis.

Come un abito artigianale ben confezionato che segue le cuciture del tempo guardando alla tradizione, “vestendo” il moderno, Sallustro ha realizzato una piéce dal valore altamente storico, che spiega il vero senso della politica tedesca del Terzo Reich e delle scelte efferate del regime nazista nella seconda guerra mondiale.

Al centro di ogni operato esisteva l’esoterismo oscuro del sole nero, che portò il capo delle SS Heinrich Himmler a scomodare i medium più famosi d’Europa, per dominare il mondo partendo dall’epurazione ebraica.

A spiegarlo in modo sapiente è il giornalista e scrittore Antonio Masullo, insieme a Gianni Sallustro, Antonio Masullo, Francesca Fusaro, Tommaso Sepe, Stefania Vella, Vincenza Granato, Maria Crispo, Noemi Iovino, Nancy Pia De Simone, Antonella Montanino, Roberta Porricelli, Carlo Paolo Sepe.

Maria Orsis medium degli anni ’40, incontra nella trasposizione teatrale dell’omonimo libro, un gruppo di ebrei napoletani, trasferiti dai campi di sterminio di Auschwitz – Birkenau, fino in Renania per costruire il castello di Wewelsburg, dove sarebbe stata accolta la Orsis allo scopo di aiutare inconsapevolmente i nazisti nel progettare i piani che Hitler aveva per il mondo.

La bellezza e potenza benevola della Orsis, diventò occultismo della dottrina pagana tedesca, ispirata al culto di Odino e alle rivelazioni esoteriche tratte dall’antico Egitto, fino ad approdare allo studio della cabala ebraica per imparare attraverso i simboli, a domare le masse. Il romanzo di Masullo è uno spunto determinante per la drammaturgia scritta da Sallustro, che affida alla tumultuosità dei movimenti e al sibilo vocale dei suoi attori, il compito di tramandare la memoria in maniera formulare. Si segue così lo stratagemma aedico che intende far ricordare allo spettatore, le vere scoperte del passato, per rapportarle al presente e al futuro.
L’inganno delle SS, che fecero credere agli ebrei di poter essere liberati dopo la ristrutturazione del castello Wewelsburg, vive nel fascino che essi subiscono da parte della medium Maria Orsic. Lo sguardo dominante e plagiato di Himmler, si concretizza con aderenza nella possente interpretazione di Sallustro, seguito da giovani attori talentuosi che trasferiscono vigore alla rivendicazione scenica della memoria storica.

Il teatro fisico del direttore artistico del Tin è una palestra doppia sia per gli attori che si cimentano in spettacoli di tal fattezza, sia per lo spettatore che si cala ogni volta in una emozione nuova e viscerale. La trasposizione teatrale de ‘L’ultima verità del male‘ spinge a svelare l’enigma della storia mai raccontata, trascinandola via dal labirinto del nascondimento. In questo senso il teatro di Sallustro diventa rivelatore nel significato più ampio del termine. E’ nomen omen delle azioni dell’uomo da cui bisogna imparare per non ripetere gli stessi errori, trascinando nel buio l’intera umanità. L’indottrinamento colto e semplice allo stesso tempo, lascia affiorare le reali identità della storia, affascinando in modo mirabile chi applaude lo spettacolo. Il lavoro di scrittura sia dell’autore del libro, che del drammaturgo, offre una speculazione attenta e profonda sul vero storico e sull’oggetto del teatro: la vita nella sua forma più pura e nascosta.

‘L’ultima verità del male’ è un cammeo nelle pagine ancora inesplorate dello studio documentale delle fonti storiche; per questo il suo valore teatrale ha una funzione determinante. Accorrere a teatro per avvicinarsi al suo racconto, è quanto di meglio il pubblico si possa auto-regalare, portando con sè un’emozione che diventa orma e traccia di umanità nella propria memoria.


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Pina Stendardo

Giornalista freelance presso diverse testate, insegue la cultura come meta a cui ambire, la scrittura come strumento di conoscenza e introspezione. Si occupa di volontariato. Estroversa e sognatrice, crede negli ideali che danno forma al sociale.