Recensione – Poveri e sudditi di Napoli nel corale “Masaniello” di Tato Russo, il musical che ha valore di Operetta morale
Un musical alla stregua di un’Operetta morale con la coralità al centro. Il bel canto di partitura valoriale come fontana che sgorga ed invade Napoli nella storia del suo capopopolo più rappresentativo: Masaniello. La totale scomparsa della parola declinata però in note, esalta la tumultuosa vicenda napoletana che vede nel rivoluzionario Tommaso Aniello d’Amalfi, l’anima di piazza del mercato, abitata da poveri e sudditi diseredati del 1647.
Tato Russo, commediografo, scrittore ed attore napoletano che nei suoi anni prolifici ha reso il teatro perno della sua vita e della città di Napoli, colora di motti, salti, danze e sentimenti, la voce dei napoletani impoveriti dalle tasse del viceré che governava Napoli per conto del re di Spagna Filippo IV. Il musical Masaniello, esalta la grande risorsa che è il teatro, nel raccontare una storia reale e ideale, rendendola fruibile in modo nuovo, al pubblico in sala. Coinvolgendo un cast di 50 attori, molti dei quali giovanissimi, il teatro diventa così esercizio formativo per professionisti ed aspiranti tali. In scena si apprezzano anche i bambini che coreograficamente si inseriscono nel narrato, divenendo incarnazione dei posteri a cui è affidata la storia dell’incendiario Masaniello che il 7 luglio del 1647 rese pratica la ribellione contro la nuova gabella introdotta dal Duca d’Arcos.
La descrizione dell’assalto al palazzo reale, della cinicità del vicerè e dei suoi sodali, nelle cui fattezze c’è molto del teatro shakesperiano tanto amato da Tato Russo (visibile in trucco, parrucco e movenze), diventano la trivellatrice che dona forza al popolo napoletano per maturare la rabbia dell’opposizione.
Russo sceglie di avvalorare il carisma della figura di Masaniello, affidando il ruolo di protagonista a Francesco Boccia, che insieme a Federica De Riggi, talento stratosferico della compagnia, emoziona e coinvolge nella interpretazione. Il personaggio di Bernardina, moglie di Masaniello, è l’accento romantico sull’adattamento musicale magniloquente del Maestro Enzo Campagnoli. La musica di Masaniello è infatti uno tsunami che travolge la narrazione, rendendola ancora più grande.
Sull’esperienza teatrale di Francesco Boccia, valente autore musicale, oltre che energico attore, si innesta la bravura di Lello Giulivo (Don Giulio Genuino), e Aurelio Fierro Jr. (Marco Vitale). La direzione di Renato De Rienzo e Maurizio Sansone, così come le scenografie di Tonino di Ronza e le coreografie di Ettore Squillace, delineano in modo nitido tutte le personalità degli attori in scena. Il complotto, vero motore dell’azione teatrale, disegna storia diventata mito e affida un grande pathos scenico alla morte del capopopolo, con cui di fatto inizia il musical.
Tommaso, il cui corpo fu decapitato e gettato tra i rifiuti per volere di un tradimento della stessa gente per cui il capopopolo aveva combattuto come redentore, viene celebrato con solennità in questo lavoro teatrale. Difatti lo struggente canto di Raffaella De Simone, madre di Masaniello in scena, è una nenia alla sensibilità del mondo che subito si apprende al cuore dello spettatore.
Per la varietà tematica ed espressiva che fa capolino in questa versione 3.0 del musical; per il senso di critica alla storia napoletana che serpeggia attraverso i motti di spirito delle battute di Masaniello, raccontante in progressione continua di canto pseudo lirico; per l’illusione della felicità del capopopolo napoletano, poi divenuta tragedia, il musical può essere a pieno titolo definito un’Operetta che offre allo spettatore leggera godibilità grazie al bel canto e alle coreografie composite che sono elemento centrale e centrante del musical portato in scena con più repliche, al Teatro Politeama di Napoli.
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