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Recensione – Virtuosismi ed eclettismo con Mario Rosini in jazz all’Agorà di San Sebastiano al Vesuvio

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Essere professionisti significa coltivare il giardino delle proprie passioni con abnegazione ed amore. Mario Rosini non solo si qualifica come grande artista nella rassegna Agorà di San Sebastiano al Vesuvio,  ma sul palco allestito nel Parco Urbano della città palesa tutta la professionalità indiscussa che gli appartiene e lo ha spinto a coltivare la musica ed il suo insegnamento, con assoluta dedizione.

La versione in jazz proposta per la annuale rassegna musicale giunta alla sua terza edizione, è un regalo al grande pubblico, perchè consacra un genere che si nutre di improvvisazione, colore e contaminazione di note. Rosini padroneggia la scala di suoni, rendendola un soffio di vento che accarezza l’udito. In perfetta sintonia con i colleghi musicisti si diverte e diletta facendo musica. La serata del 6 settembre diventa una fiaba incorniciata da colonne sonore di matrice italiana ed internazionale, esaltate dalla maestria di Rosini e dei validissimi Dario Spinelli al basso, Gianni Amato alla tromba e Dario Romano alla batteria.

La grandiosità con cui il Maestro di origini pugliesi reinterpreta i grandi successi, dimostra che il jazz è davvero un genere pieno di ritmo e significato che sa diventare esperienza per l’ascoltatore che lo assapora ad occhi chiusi, o con il corpo in intero movimento, tanto è trascinante  la sua ondata di musica piena e varia.

Rosini potrebbe dare nuova vita a qualsiasi cosa. Gli basta sfiorare un tasto di piano per effondere nuove sensazioni. L’artista che nel 2004 si è classificato secondo al Festival di Sanremo con il brano ‘Sei la vita mia’, è ritornato ad abbracciare il grande pubblico sotto il Vesuvio, dopo la fortunata esperienza vissuta quest’anno in tv con The Voice Senior.

Per chi lo segue da anni, esiste la consapevolezza di quanto riesca ad essere innovatore, facendo ascoltare canzoni che danno preminenza agli interi linguaggi della musica. Per i giovani che ne hanno scoperto la bravura solo di recente, è dimostrazione di quanto studio e talento debbano  camminare di pari passo per tradursi in grandiosità che mette d’accordo meritocraticamente tutti.

La dolcezza e la leggerezza con cui Rosini fa musica non sono scontate. Il rispetto per ciò che fa e per chi lo fa è sbalorditivo. L’artista lo dimostra all’Agorà interpretando ‘Ritornerai’ di Bruno Lauzi, fino a passare al brano ‘Maniac’ prodotto da Stevie Wonder. ‘Masquerade’ o ‘Anna Verrà’ di Pino Daniele, produttore per due anni di Rosini, scaldano l’atmosfera della rassegna con intimità e virtuosismo. L’ascolto del brano ‘Inviation’ conferisce a dei brani standard del jazz, nuovi e stimolanti accenti, mai lontani dalla grazia e della bellezza della loro natura.

La magia si cristallizza nell’atmosfera con ‘Lawns’ di Carla Bley, laddove Rosini lascia spazio alle note prive di parole, lasciando immaginare, in un clima di completa distensione, un tripudio di stelle che arrivano come lucciole ad illuminare una serata estiva. L’ascoltatore entra in una bolla estatica in cui la musica è la sola compagna di viaggio con cui  desidera andare incontro al cuore della notte.

Il jazz di Mario Rosini è vera arte da lodare e ascoltare in libertà, perchè stimola ad innamorarsi della musica. La sua esecuzione raffinata diventa viscerale, solleticando nella rassegna estiva vesuviana, applausi ad ogni brano, tanta è la poesia che esiste in ogni pulsazione di note che propone.

Credits Photo: Arturo Favella


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Pina Stendardo

Giornalista freelance presso diverse testate, insegue la cultura come meta a cui ambire, la scrittura come strumento di conoscenza e introspezione. Si occupa di volontariato. Estroversa e sognatrice, crede negli ideali che danno forma al sociale.