Referendum 2020. Osservazioni e spunti di riflessione
Il 20 e 21 settembre in Italia si vota per il cosiddetto referendum del taglio dei parlamentari che prevede il taglio del 36,5% dei componenti di entrambi i rami del Parlamento: da 630 a 400 seggi alla Camera, da 315 a 200 seggi elettivi al Senato.
Il Professore Giuliano Urbani, uno dei fondatori di Forza Italia e ministro dei Beni culturali dal 2001 al 2005, a proposito del prossimo referendum, in un’ intervista per Il Riformista, risponde “Questa cosa qui, il taglio del numero dei parlamentari, è di una irrilevanza assoluta. È proprio un diversivo da quattro soldi. La cosa che allora viene spontaneo chiedersi è: ma che c’entra?”
In riferimento al dibattito politico in atto nel nostro Paese va forse osservato che una talvolta unilaterale attenzione alle questioni delle riforme delle istituzioni ha fatto e fa passare in secondo piano il vero tema, che pure si pone come una prospettiva irrinunciabile perché lo stesso riformismo istituzionale possa assumere il suo senso compiuto. E non coincide propriamente con il taglio dei parlamentari.
“Una riforma che sembra strizzare l’occhio agli istinti più superficiali e populisti. Istinti dai quali dovremmo stare alla larga”. Lorenzo Cuocolo – Professore di Diritto costituzionale comparato ed europeo, Università di Genova.
“Risparmio risibile, malfunzionamento identico e rappresentanza peggiore. Il Parlamento è un costo della democrazia non della politica. Ci vogliono riforme, altro che tagli”. Roberto Giacchetti.
La riforma sì, ha ragione Giacchetti ma, nonostante questo, serpeggia nel Paese (belpaese una volta) un vivo disagio che finisce per coinvolgere l’intero rapporto tra i cittadini e le istituzioni.
E qui si apre il complesso discorso dell’adeguamento della Costituzione ai mutamenti avvenuti (intervenuti) nel Paese in questi anni.
Scegliere di votare secondo coscienza senza seguire la piega dei personalismi. La scelta potrà sembrare discutibile, ma è l’unica che permette di cominciare a lavorare, senza lasciarsi paralizzare dal populismo grillino..
Questo meccanismo, che noi conosciamo bene, tende a creare un ceto politico che rimane sostanzialmente immobile e che non inverte le parti come si vuol far illudere.
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