Romano Prodi: “Recovery plan, NO alla task force ipotizzata”
No alla task force ipotizzata, perchè “la responsabilità politica è del premier e dei due ministri economici”. Ma certamente il coordinamento delle decisioni sul Recovery plan “deve fare capo a una struttura finalizzata allo scopo”, che l’Italia ha già a disposizione: “Il Cipe, che va rafforzato anche con consulenti esterni. Ma ‘consulenti’”, perchè “deve essere lo Stato a tenere in mano le fila”. Romano Prodi, in un’intervista al Corriere della Sera, suggerisce un assetto per la gestione del NextGeneration, avvertendo Conte: “Fare presto, presto.
Il tempo delle mediazioni si sta esaurendo”.L’ex premier constata: “Non vedo ancora idee chiare di come saranno spese” le risorse. “Ho i documenti davanti e mi spiace dover dire che non vedo ancora la capacità” di spendere quelle risorse, perchè ancora non si affrontano due problemi: “Quali debbono essere le autorità chiamate a decidere e quali le procedure e gli atti necessari per arrivare alle decisioni”.
Sul quadro politico, e sull’ipotesi di un governo Draghi, Prodi ragiona: “Quando i problemi sono gravi si pensa sempre a un deus ex machina. Ma spesso gli italiani aspettano un salvatore per poi crocifiggerlo. E poi, non mi consta che Draghi sia stato consultato. Nè qualcuno si è posto il problema di un governo con chi, con che voti, con quali condizioni e programma. Per ora è solo il desiderio di un Paese scontato e disorientato. Dunque se il governo dovesse cadere si vota? “Penso che trovare un’alternativa sarebbe complicato. Dipende dal Quirinale, ma è facile scivolare verso le elezioni. Credo però che solo un incidente possa fare cadere questo governo, ma può sempre capitare. In ogni caso, o si trova in anticipo un accordo su un esecutivo diverso, o si va a un compromesso, magari un rimpasto che per definizione non si sa come vada a finire. Ma sono convinto che nè Iv nè gli scontenti del Pd vogliano arrivare al voto”.
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