Attualità

Ronald Reagan. Intervista a Gennaro Sangiuliano

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Anna Tortora

Per la mia rubrica “Il Personaggio” sono lieta di ospitare Gennaro Sangiuliano, direttore del Tg2, che ci parla del suo ultimo libro ‘Reagan, il Presidente che cambiò la politica americana’.

D. Reagan arrivò alla presidenza degli Stati Uniti quando l’Occidente era in una forte crisi. Lei trova una similitudine con la realtà attuale?
R. “C’è qualche elemento di analogia. Alla fine degli anni Settanta gli Stati Uniti erano in forte depressione, soprattutto economica, con una a due cifre inflazione che mangiava i salari e un’elevata disoccupazione. Alla crisi economica si sommava una sfiducia morale, conseguente alla sconfitta in Vietnam e la perdita di primato di superpotenza geopolitica con l’URSS che aveva occupato molti scacchieri, dall’Africa, all’Asia, all’America Latina. Questo clima di sfiducia generale permeava tutto l’Occidente. Reagan seppe irrompere con il suo ottimismo”.

D. Reagan vinse in 45 Stati su 50, fu per il Presidente uscente, Jimmy Carter, un “marchio” negativo. Un divo di Hollywood che ottiene una vittoria così schiacciante. Perché?
R. “Nonostante i numeri, l’ascesa di Reagan alla Casa Bianca fu accolta con stupore in tutto il mondo: un ex attore di Hollywood, molto noto anche al pubblico televisivo, che assumeva la guida della più grande superpotenza planetaria. Sembrò un americanata. Ma la storia ha dato ragione a lui. Son trascorsi anni e con quella distanza del tempo necessaria per una pacata valutazione storica, Ronald Reagan è ritenuto – quasi unanimemente – fra i migliori presidenti della storia americana, ‘colui che ha vinto la Guerra Fredda senza sparare un colpo’, come dirà Margaret Thatcher”.

D. Il sottotitolo del suo libro è ‘il Presidente che cambiò la politica americana’. Come?
R. “Rompe gli schemi a lui precedenti, da conservatore modernizzatore, e con grande iniezione di ottimismo avvia un’epoca di lungo e diffuso benessere dando vita alla cosiddetta rivoluzione reaganiana. Lo fa con profonde innovazioni economiche e sociali. La caratterizzazione che Reagan darà a un lungo periodo della storia americana e mondiale, con la sua innovativa politica economica e estera, diventerà un ‘ismo’ il ‘reganismo’ appunto”.

D. In questo momento così particolare, il Presidente Biden sarà capace di “rendere grande l’America” come fece Reagan?
R. “Biden è un vecchio collaudato politico, fu eletto senatore, la prima volta nel lontanissimo 1973. Persona degna ma credo sarà un presidente di transizione. Non è certo portatore di una visione di cambiamento, come lo furono Kennedy e Reagan. Oggi il grande tema degli Stati Uniti, e penso tutto l’Occidente, è il confronto con la Cina. Pechino è già una potenza industriale e manifatturiera, ora aspira a diventare una potenza tecnologica, un progetto neoimperiale denominato ‘sogno cinese’. Un programma vasto e articolato che punta a rinnovare i fasti del passato e a dare alla Cina il rango di superpotenza egemone”.

D. Una domanda sulla politica italiana. Draghi è l’uomo giusto al posto giusto?
R. “Non esprimo giudizi, racconto i fatti. In ogni caso, Draghi costituisce il meglio di quello che l’Italia può esprimere, una figura di sicuro prestigio, come dimostra già la reazione positiva dei mercati. Mi piace, inoltre, un maggiore decisionismo e approccio più pacato con la comunicazione. Poi vederemo”.

Ringrazio il direttore Sangiuliano per la piacevole intervista.


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Anna Tortora

Nata a Nola. Si è laureata alla Pontificia facoltà teologica dell'Italia meridionale. Le sue passioni sono la politica, la buona tavola, il mare e la moda. Accanita lettrice, fervente cattolica e tifosa del Milan.