Russia – Ucraina. Mediazioni o sanzioni? Cina “Relazione Usa – Cina: cooperazione più che concorrenza”
Viktor Orban non ha dato l’ok al sesto pacchetto di sanzioni alla Russia.
“La Germania predicava austerità e sacrifici, ora temporeggia sulle sanzioni energetiche per paura delle ricadute economiche. Ma l’eccessiva dipendenza dalla Russia non è stato un ‘azzardo morale’ come gli eccessivi debiti pubblici?
Luciano Capone, giornalista de Il Foglio
“Consiglierei agli aspiranti mediatori nel conflitto russo-ucraino di trarre qualche insegnamento dalla strepitosa mediazione del Vaticano, che nel 1979 impedì a Cile e Argentina di farsi la guerra per la delimitazione del confine lungo il Canale di Beagle, nella Terra del Fuoco. È vero che il contesto generale era alquanto diverso. Si trattava intanto di due Paesi cattolicissimi che nutrivano immenso rispetto per l’autorità morale del papa e grande considerazione per la diplomazia vaticana. I due paesi, inoltre, contrariamente a Russia e Ucraina, non erano ancora entrati in conflitto aperto. Tuttavia alcune ‘intuizioni’ dei diplomatici vaticani potrebbero essere utili anche nel caso del conflitto tra Mosca e Kiev.
La prima intuizione fu quella di capire che lo specifico conflitto territoriale si sarebbe risolto solo in una prospettiva più vasta di verifica dei rapporti bilaterali, sotto tutti i punti di vista, in un quadro bilanciato di reciproco riconoscimento delle rispettive esigenze e necessità. La seconda fu quella di capire che ciascuno dei contendenti doveva poter ritrovare nella mediazione l’essenza delle proprie storiche rivendicazioni. Proiezione, cioè, dell’Argentina verso l’oceano Atlantico e del Cile verso l’oceano Pacifico. A quel punto il possesso delle tre isolette del Canale di Beagle (causa del contendere) diventava un elemento quasi secondario della trattativa. La mediazione vaticana insomma ebbe tanto successo, che Argentina e Cile, non solo deposero le armi, ma firmarono anche uno storico trattato di amicizia, commercio, cooperazione , sicurezza ecc. , che ancora oggi regola i rapporti tra i due paesi.
Forse anche nel caso della guerra Russia-Ucraina bisognerebbe- mutatis mutandis evidentemente – guardare la contesa per il Donbass nella prospettiva più ampia di sicurezza nell’intero continente europeo, per definire un nuovo quadro giuridico, dove ciascun paese dovrebbe sentirsi rassicurato dalla garanzia collettiva e dove si concilierebbero i principi della intoccabilità delle frontiere con i diritti delle minoranze e il trattamento delle popolazioni transfrontaliere. Solo in una cornice multilaterale, dove tutti gli Stati partecipanti assumono precisi impegni, potrebbe cadere quel muro di diffidenza e mancanza di reciproca considerazione che impedisce ogni apertura, ogni dialogo. Si potrà insomma anche raggiungere in futuro qualche forma di compromesso sul Donbass, dopo una guerra estenuante che avrà messo in ginocchio, non solo i belligeranti, ma anche l’Europa. Ma se non sarà basato sui solidi pilastri di una nuova ed inedita costrizione della sicurezza europea, di una nuova Helsinki come da più parti indicato, sarà solo una tregua, più o meno lunga. Il tempo insomma di riarmarsi e di ricominciare…”
Domenico Vecchioni, ambasciatore
Inoltre…
“Relazioni Cina-USA: cooperazione più che concorrenza.
È responsabilità e obbligo per Cina e USA costruire un mondo connesso, diversificato e inclusivo, ha affermato il Cons Stato e Ministro Esteri WangYi un discorso durante un simposio ‘Kissinger e le relazioni Cina-USA’.
-Il rapporto Cina-Usa non può deteriorarsi ulteriormente e va fatta la scelta giusta, ovvero correggere il riconoscimento strategico, abbandonare la mentalità da Guerra Fredda, gestire adeguatamente le divergenze e migliorare la comunicazione e cooperazione -ha affermato.”
Ambasciata della Repubblica popolare Cinese in Italia
Cooperazione, diplomazia, trattati, questi dovrebbero essere gli unici argomenti in questo momento.
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