Russia – Ucraina. Verità negate o veicolate?
Il conflitto Russia – Ucraina ha coinvolto il mondo intero. Quanto alle cause, molti negano che esso sia un avvenimento fatale, dovuto ad abusi e alla necessità di “riforme”.
Un’analisi che entri specificatamente nei guasti prodotti, proponendo di mettere a nudo le altisonanti promesse dei suoi principi, sarebbe il minimo indispensabile. La libertà? Negata su diversi piani.
“La guerra rischia di inasprirsi perché né Russia né Usa vogliono la pace. Manca un mediatore autorevole perché l’UE ha rinunciato a questo ruolo e si è appiattita sulla politica Usa dimostrando di essere guidata da persone di scarso valore”.
Girolamo Sirchia, già ministro della sanità
In Italia siamo caduti malissimo, anche con l’informazione.
“Memo per tutti: in politica mentono tutti già in tempo di pace. Figurarsi durante una guerra. Cerchiamo di essere realisti nel valutare cosa accade e le sue conseguenze. Se possibile, tenendo presenti i nostri interessi nazionali. Almeno per come li vede ciascuno di noi”.
Germano Dottori, consigliere scientifico di Limes
“La guerra è uno sporco e maledetto business, l’Italia è il sesto fornitore di armi al mondo ed è il Paese il cui export in questo settore cresce di più. L’attuale conflitto regala una crescita di commesse pubbliche che a regime varrà 38 miliardi di euro l’anno. Il boccone grosso è per Exor-Iveco e le sue joint ventures con Leonardo e Rolls Royce. Exor possiede giornali come Repubblica e La Stampa, colossi radiofonici come Radio Deejay e Radio Capital, siti di informazione come Huffington Post tramite Gedi. Lì leggerete sempre che Draghi fa bene a armare tutti. Stasera tornerò in tv a spiegare che l’incendio non si spegne con il cherosene e che so riconoscere la propaganda alla ‘finché c’è guerra c’è speranza’, indimenticato e profetico film di Alberto Sordi.”
Mario Adinolfi, giornalista e scrittore già parlamentare della Repubblica e presidente del Popolo della famiglia.
“L’informazione è quella che determina il nostro orientamento sociale, politico e di costume. L’informazione oggi è totalmente consacrata, direi al 99%, al pensiero unico della globalizzazione capitalistica. Una forza dal punto di vista politico e pratico. Lo abbiamo visto quando è arrivato Draghi, descritto come il migliore, il più bravo e ora a livello internazionale non conta nulla.
Lo abbiamo visto con la vicenda del Covid, non tanto per il termine della pandemia o meno, ma per il controllo sociale che veniva applicato all’informazione. Lo stiamo vedendo sulla guerra dove c’è un’informazione a senso unico. Perché accade questo? Perché dietro c’è l’economia e la finanza. Prendiamo un esempio importante il Gruppo Gedi: Repubblica, l’Espresso, la Stampa e la famiglia Agnelli.
In era pre-Covid hanno allargato la forza di questo gruppo editoriale legato all’ex Fiat. Poi si sono presi 6 miliardi di euro garantiti dalla Sace, quindi dal governo italiano. Nessuno ne ha parlato: il 40% dell’informazione era già nella loro mani. Lo stesso sulla guerra. Non ci sono solo loro. Ci sono molti altri. Si orienta la politica, il sentimento popolare ma non ci stanno riuscendo pianamente perché sono talmente monotematici, identici, che rendono indigeribile la minestra che propongono. Questo vale anche per le televisioni dove quando c’è qualcuno che osa dire qualcosa di diverso viene introdotto nella “pratica del panino”: una persona parla prima di lui e una dopo. Se riesce a dire qualcosa di interessante viene interrotto o dalla pubblicità o dal conduttore o da qualcuno che gli sale sopra con la voce.
Tutto ciò è fatto appositamente: se non ci fosse nessuno che la pensa diversamente e qualcuno che possa essere additato come nemico da battere non ci sarebbe verve nella trasmissione. Cosa si può fare? Primo non comperare questi giornali, parlo di quelli più importanti. Parlo del Corriere, della Stampa o della Repubblica. Sono questi i giornali che dicono tutti le medesime cose. Secondo è necessario guardare con grano salis i talk show e le trasmissioni televisive per comprendere dove è celato l’inganno. Bisogna ragionare molto e utilizzare anche l’informazione alternativa, come questa di Radio Radio. Infine utilizzare molto la testa.”
Marco Rizzo, PC
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