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‘Separati ma non troppo’, come sopravvivere all’addio matrimoniale. Caiazzo, Silvestro e Schiano triade vincente all’Augusteo di Napoli

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C’eravamo tanto amati e poi? A spiegare cosa succede nelle stanze della solitudine di due coppie “interrotte”, è Paolo Caiazzo che insieme a Nunzia Schiano, Daniela Ioia, Gennaro Silvestro ed Irene Grasso, trasforma il Teatro Augusteo di Napoli, in osservatorio scanzonato e privilegiato sulla separazione matrimoniale.

‘Separati ma non troppo’ è un passaggio di diapositive alquanto nitide sul prima, durante e dopo rottura di una vita a due.

Il testo brillante scritto a quattro mani da Caiazzo e Francesco Procopio, in scena all’Augusteo fino al 20 novembre 2022, propone i paradossi dei giochi di rivalsa e riconquista, miscelati in un cocktail di risate, malinconie, difficoltà economiche e nuovi legami da costruire. Ancora una volta, la piéce dimostra come l’amicizia e la solidarietà, siano il paracadute degli strappi emotivi che possono crearsi nei rapporti sentimentali.

Il risvolto finale è un vero e proprio colpo di fulmine che lo spettatore potrà apprezzare seguendo le vicende di Giulio e Nicola, sorridendo ed annuendo. I due amici di calcetto, dopo essere stati lasciati dalle rispettive mogli, trovano letteralmente “riparo” in un appartamento di proprietà della signora Carmela. La donna, ex attrice teatrale, sarà in grado di far aprire e chiudere diversi sipari sulle vicende dei due “nuovi scapoli”, costringendoli in modo ilare a reinterpretare grandi copioni teatrali. Tutta la verve artistica di Nunzia Schiano, conferisce al personaggio di Carmela il guitto creativo che nello spettacolo fa la differenza e carica, di volta in volta, le battute dei suoi compagni di scena. Lillina – questo è il suo soprannome – è in grado di raccogliere delicatamente le confidenze dei suoi due ospiti, guidandoli pian piano sul palcoscenico della vita.

Il mondo femminile così insicuro dopo la fine di un matrimonio e pertanto irruente nelle esternazioni, dà ai personaggi di Patrizia (Irene Grasso) e Deborah (Daniela Ioia), il pepe rosa che contribuisce a vivacizzare le dinamiche sceniche della piéce. La Ioia e la Grasso sono due attrici navigate e la leggerezza dei loro ruoli, colorati dall’antitesi delle rispettive espressioni verbali, comportamentali (Patrizia è un’avvocatessa apparentemente irreprensibile; Deborah una casalinga trash, ma genuina), rende ancora più apprezzabile lo spettacolo. Insieme a Paolo Caiazzo, Nunzia Schiano e Gennaro Silvestro, le due attrici contribuiscono a tracciare la trama della violenza domestica al maschile, sia fisica che psicologica. La tematica fa capolina nel narrato in modo sottile, leggero, ma c’è bisogno di prenderne atto. In questo, Caiazzo e Procopio, sono stati sapientemente abili nel mescolare i luoghi comuni con le vicissitudini determinanti e sottili, che generano la fine di una vita matrimoniale.

L’era 4.0 dell’addio amoroso, passa in questa rappresentazione, attraverso i riferimenti diTinder e le reazioni dei 50enni, aspiranti ad una nuova giovinezza, dopo gli errori commessi nella prima parte della vita. Feste, nuovi incontri, notti folli che nemmeno a 20 anni si vivevano, sono solo lo specchio delle allodole che lascia l’amaro in bocca ad una maturità che incombe e a cui l’io non vuole soccombere.

La coppia scenica Caiazzo-Silvestro, funziona. I due attori, seppur provenienti da formazioni teatrali differenti, si prendono per mano, lasciando pendere equamente l’ago della bilancia teatrale. Gennaro Silvestro si cala nel ruolo di Nicola come un tigrotto che graffia, ma non morde; che corre incontro ma non attacca. Anzi, con una comicità mai strabordante, eredita il ritmo comico che Paolo Caiazzo ben sa insegnare: non sguaiato, ma intelligente, che diverte e costruisce pensiero contemporaneamente.

Foto di Arturo Favella


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Pina Stendardo

Giornalista freelance presso diverse testate, insegue la cultura come meta a cui ambire, la scrittura come strumento di conoscenza e introspezione. Si occupa di volontariato. Estroversa e sognatrice, crede negli ideali che danno forma al sociale.