Sessismo 2.0
di Anna Tortora |
Da giorni si sente molto spesso la parola sessismo. Un termine che è largamente abusato. Sia chiaro, anche io sono stata vittima di sessismo e non è riconducibile a parole tipo “ridicola” o “stupida”.
Sì, perché negli ultimi tempi è sessismo qualsiasi parola verso una donna; anche se non contiene sessismo.
Non si tratta solo del problema del significato o della forma del linguaggio, neppure delle strategie retoriche del linguaggio stesso.
In altri termini, affrontare, oggi, il linguaggio e il discorso significa anche porsi il problema della politica del linguaggio.
Il linguaggio, in quanto strategia comunicativa, è l’insieme dei messaggi che possono avere effetti sui comportamenti dei soggetti che costituiscono un determinato ambiente sociale.
Naturalmente questi termini, queste parole potrebbero procurare non solo adesione, ma anche indifferenza e, allora, ci si rivolge verso altri meccanismi puntando sulle emissioni, sul fascino “dell’oratore”, sulla sua sicurezza e abilità.
È questo il motivo per cui, anche e soprattutto, molti politici ricorrono a strumenti efficaci quali slogan, sorprese, toni preoccupati, lacrime, viso imperioso, ecc.
E qui siamo al punto della faccenda.
Si usano opinioni diffuse e difficilmente sottoposte a critica, senza lasciare il tempo di rendersi conto che esistono altre opinioni, ugualmente diffuse.
Vogliamo far passare che l’uomo moderno è sessista, misogino, cattivo? Presentiamo dei dati su quel tipo d’uomo, senza presentare l’opposto: l’uomo perbene, normale e non violento.
A volte si tratta di vere e proprie sopraffazioni verbali: come quando si polarizza il discorso politico in sistemi binari, per cui dato un valore “positivo” (progressista), gli si oppone solo il valore necessariamente “negativo” (tradizionalista, conservatore) o come quando si tende a presentare la tesi del non allineato al politicamente corretto, in forma distorta perché siano più facilmente attaccabili.
Personalmente, le donne più violente che ho conosciuto, vere stalkers e ossessive, che spesso hanno sfiorato la denuncia, erano proprio le prime che lottavano contro la violenza sulle donne e che si mostravano instancabili paladine della giustizia e dell’uguaglianza. Invece no alla violenza. Qualunque essa sia.
Per quanto riguarda il nostro discorso, non è necessaria una verifica troppo impegnativa per notare che certi comportamenti esprimono un mancato senso della persona. Persona che è uomo e donna.
Il termine sessismo, perennemente usato e abusato, non fa bene a noi donne, perché una donna è vera quando esprime liberamente le sue paure, le sue colpe, i suoi sbagli, le sue debolezze.
Voglio concludere con una frase bellissima di Marcello Veneziani, che raccoglie tutta l’unicita e il valore della femminilità
“C’è un’espressione dialettale al mio paese per indicare l’organo genitale femminile, meraviglioso nella sua unicità: La Natura. Il luogo da cui si nasce, il tempo futuro, col suo nascituro e l’immagine di Madre Natura combaciano in quella immagine feconda, primordiale, che quasi allude ad un grembo cosmico.”
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