Si studia da grandi alla Scala del calcio
di Luca Muratgia.
L’ultima giornata di campionato, prima della sosta per lasciare spazio agli impegni della nazionale, offre notevolissimi spunti di dibattito, candidandosi, di diritto, ad essere una delle giornate più interessanti dell’intero campionato, fermo restando che ci troviamo appena all’ottava giornata e che, pertanto, tutto quanto espresso e raccontato in essa, potrà essere tranquillamente sovvertito nel prosieguo di questo pazzo ed indecifrabile campionato.
Basti pensare al riguardo che da circa mezzo secolo non si riscontravano le sconfitte simultanee di Juventus, Inter, Milan e Roma. Appaiono gravi le crisi in cui sono piombate Inter e Juventus, tanto gravi da poter ragionevolmente ritenere che, i due rumorosi e rovinosi tonfi, rispettivamente contro Udinese e la neopromossa Monza, portino a delle riflessioni interne e comportino la perdita di molte certezze relative agli allenatori Allegri ed Inzaghi che inevitabilmente sono stati messi immediatamente in discussione. La situazione appare ancora più traumatica se si considera che le due squadre erano considerate dalla critica giornalistica e sportiva, in cima alle famigerate “griglie” agostane e pertanto destinate a rivestire un ruolo da protagoniste per la lotta finale per la conquista tricolore. Il Napoli si presenta, nel posticipo domenicale contro il Milan orfano di Leao, appiedato dal Giudice Sportivo per due giornate, senza l’infortunato Osimhen ma con le certezze sull’idea di gioco, sulla personalità e sul carattere che si stanno consolidando giornata dopo giornata. Il risultato finali premia i partenopei anche se, alla luce delle occasioni e sulla qualità del gioco espresso, il pareggio probabilmente sarebbe stato il risultato più giusto; ma in questo tipo di partite, a meno che una delle due compagini non sbagli completamente approccio, è improbabile individuare una formazione che domini sull’altra, si gioca con enorme intensità, sul filo di lana e con estremo equilibrio e in questi casi sono gli episodi a risultare determinanti. Di certo il Napoli non ha rubato nulla anzi, proprio alla luce della eccellente prova offerta dai rossoneri, la vittoria di ieri assume valore ancora maggiore. Primo tempo di marca rossonera che prevale in termini di occasioni da rete. Due occasioni nitide con Giroud e krunic ma Meret sfodera due importanti parate che lo consacrano e fugano gli ultimi residui dubbi sul suo enorme valore. Nel secondo tempo il Napoli scende in campo con piglio completamente diverso. Di fronte alla insostenibile pressione atletica e fisica del Milan non si intimorisce, sa che per sfuggire a tale pressione, deve giocare di prima, senza buttare il pallone; c’è bisogno di coraggio e personalità insomma ed il Napoli li dimostra entrambi, giocando secondo i dettami del suo allenatore. Ovviamente, come già anticipato, gli episodi in questi casi si rivelano determinanti e quando in squadra ha hai giocatori come Kvaratskhelia, ci sono sempre ottime probabilità, che gli episodi volgano a tuo favore. Dapprima propizia l’ammonizione di Calabria e Kjier (costringendo poi Pioli a sostituirli nell’intervallo) e poi si procura il rigore causato proprio dal subentrato Dest. Politano dimostra di non essere uno specialista nell’esecuzione dei calci di rigore, tira male ma è fortunato, la palla passa sotto il corpo di Magnant e realizza lo 0-1. A questo punto, prevedibile e furiosa risulta essere la razione del Milan. Unico appunto da muovere a Spalletti riguarda l’ingresso in campo di Zerbin, parliamo di un quasi esordiente e farlo giocare in una partita del genere , contro un avversario come Theo Hernandez può risultare deleterio quando il giocatore in questione viene posizionato fuori ruolo facendolo giocare sulla fascia opposta rispetto alla sua abituale. Ed infatti proprio un errore di Zerbin, che si lascia scappare Theo alle spalle, propizia l’1-1 di Giroud. È proprio in questo momento che il Napoli dimostra di essere una grande squadra. Non era semplice dopo il pareggio del Milan, l’entusiasmo e la spinta di San Siro, riprendere in mano la partita; eppure il Napoli lo ha fatto con quella tanto menzionata personalità che tanto era mancata negli anni passati, si ergono su tutti Lobotka e Anguissa i soliti immensi dominatori del centrocampo; possiamo tranquillamente posizionarli, senza il rischio di apparire pazzi o profani, sulla border line che segna il passaggio tra ottimi giocatori e top Player.
Il gol del Cholito Simeone, subentrato al 67’ a Raspadori, regala una vittoria di importanza enorme fornendoci alcune indicazioni sugli obiettivi relativi al prosieguo del campionato. Ieri c’è stata una buona dose di fortuna e sappiamo bene che la fortuna risulta essere un segnale importante, imprescindibile per l’ottenimento di grandi risultati, quindi ben venga la fortuna. Come detto queste indicazioni risultano sempre suscettibili di sovvertimento come storia del calcio insegna, ma per il momento i partenopei si godono questa sosta di campionato meritatamente da primi in classifica.
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