Stadio senza tifo è calcio senza spettacolo
di Luca Muratgia.
Venerdì scorso al Maradona, ancora una volta, è andata in scena l’ennesima diatriba tra tifo organizzato e società che dura ormai da anni al punto da essere diventata stucchevole oltre che dannosa. La questione relativa al rigido Regolamento d’uso che pone una serie di limitazioni estremamente severe e che pone restrizioni importanti sulla possibilità di tifare liberamente, ha palesato tutte le sue contraddizioni proprio nella partita contro la Lazio dove i sostenitori biancocelesti hanno avuto la possibilità di introdurre, all’interno dell’impianto di Fuorigrotta, una enorme quantità di fumogeni e petardi che, tra l’altro, hanno determinato il ferimento, fortunatamente senza conseguenze particolarmente gravi, di un giovane sostenitore partenopeo di 21 anni. Inoltre le restrizioni, così come concepite nel Regolamento d’uso del Maradona, non riscontrano tanta severità e rigidità in nessun altro impianto nazionale dove sussiste, in questi casi, una maggiore tolleranza nel manifestare il tifo da parte del cosiddetto tifo organizzato. Ciò che stona insomma è il “due pesi e due misure “ che risulta difficilmente comprensibile. È bene precisare in premessa che la violenza, l’illegalità e gli atti di prevaricazione sono da condannare sempre e in qualsiasi stadio e da qualsiasi soggetto provengano, sia esso appartenente ad un gruppo organizzato o meno. Chi spaccia, chi delinque, chi commette dei reati è giusto che subisca le conseguenze dei propri comportamenti e sia messo nelle condizioni (attraverso DASPO o altre misure restrittive) di non nuocere alla collettività partecipando nuovamente a manifestazioni sportive.
Pare però che si sia ingenerata una evidente confusione circa i comportamenti da condannare, introdurre dei tamburi per ritmare i cori, dei megafoni per avviarli o bandiere, striscioni o altri vessilli per comporre coreografie rappresentano dei comportamenti innocui e comunque non criminalizzabili. Perché, che piaccia o meno, l’ambiente allo stadio privato della componente tifo, perde molto del suo fascino e della sua magia oltre che, e questo magari rappresenta l’aspetto più importante, privare la squadra del giusto sostegno ed incoraggiamento necessario per il raggiungimento dei risultati che tutti i sostenitori azzurri si augurano. Siano benedetti i bambini e le famiglie che si recano allo stadio per vivere un’esperienza festosa e sana, ma il condizionamento nei confronti dell’avversario, l’incoraggiamento, la vicinanza alla squadra che riesce a conferire il tifo organizzato non è rinvenibile in altre “categorie” di tifosi e , pertanto, e per il bene del Napoli, è opportuno che le due realtà convivano e coesistano accomunate dalla fede azzurra.
È indispensabile trovare, e nel più breve tempo possibile, soluzioni condivise tra le parti che pongano fine a questa annosa e fastidiosa querelle che non giova proprio a nessuno e non giova soprattutto alla squadra che potrebbe solo beneficiare del sostegno della torcida partenopea.
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