21 Novembre 2024
Sport

Sudore sangue e sofferenza. Vittoria di Mazzariana memoria di importanza vitale

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di Luca Muratgia.

La vittoria del Napoli al Maradona, oltre ad essere di fondamentale importanza per una serie non quantificabile di motivi, fa anche notizia considerando che i partenopei non vincevano tra le mura amiche in campionato addirittura dal mese di settembre, un’enormità considerando che trattasi non di una squadra qualsiasi ma dei campioni d’Italia in carica.  Inoltre la sopra citata vittoria evidenza, qualora ce ne fosse bisogno, tutti i difetti e i limiti che questa squadra si porta addosso da quest’estate e che Mazzarri, con pazienza certosina e applicazione maniacale, sta cercando opportunamente di limare settimana dopo settimana. Per quanto si è avuto modo di apprendere, dopo circa un mese di “cura Mazzarri”, le problematiche di questa squadra, di questi giocatori, rappresentano problematiche di carattere squisitamente mentale. Lo stentato avvio di stagione, la preparazione sballata da qualsiasi punto di vista ad opera di un tecnico evidentemente inadeguato, la mancanza di risultati, le diatribe contrattuali mal gestite dalla società, hanno comportato un enorme livello di stress nei giocatori e con esso rabbia, frustrazione e soprattutto paura. Il Napoli che ricerca il vantaggio infatti, è nervoso, poco paziente, frenetico. Questo mix emotivo, provoca poca lucidità, poca serenità soprattutto in fase realizzativa dove ormai non fanno più notizia, purtroppo le palle gol sprecate e l’imprecisione nelle conclusioni. Ed infatti il primo tempo è sempre il solito stucchevole ripetersi di eventi già vissuti con i sardi chiusi in area pronti a ripartire ed il Napoli capace di imporsi con il solito insostenibile possesso palla finalizzato al nulla con le poche, ma clamorose palle gol fallite e con un’unica ripartenza fulminea degli uomini di Ranieri capaci di esaltare l’istinto del finalmente ritrovato Meret bravissimo nell’accorciare su Nandez in modo da chiudergli completamente lo specchio della porta ed evitare così l’ennesima beffa. Appare evidente qui il lavoro di Mazzarri volto a limitare le imbucate degli avversari e le ripartenze in campo aperto.  Il secondo tempo procede sulla falsa riga del primo con la variante però del ritorno di Mario Rui a presidiare la fascia sinistra. La presenza di un terzino di ruolo ha un impatto determinante perché proprio dai piedi del coriaceo esterno portoghese, parte il cross pennellato per Osimhen che torna improvvisamente devastante realizzando la rete del vantaggio. Ma l’aspetto mentale, di cui si è accennato in precedenza, ha ancora il suo impatto, purtroppo, sulla performance della squadra. Ed infatti, dopo una indicibile sofferenza per riuscire a trovare la rete del vantaggio il Napoli si imbatte nel suo nemico numero uno, la paura; si fa riprendere immediatamente dall’ex Pavoletti con la difesa completamente impreparata sia sul cross di Luvumbo, sia sull’irrompere del centravanti sardo. Il lavoro di Mazzarri comunque, per l’aspetto mentale di cui si è ampiamente disquisito, inizia  a dare i suoi frutti perché la reazione degli azzurri è determinante, non si demoralizzano per il pareggio subito e riprendono decisi il comando delle operazioni alla ricerca della rete della vittoria che trovano con una prodezza da fenomeno del fenomeno di casa; Victor Osimhen, con un palleggio in area di rigore, di forza, riesce a servire Kvaratskhelia che scaraventa in rete il pallone del 2-1. L’urlo liberatorio del georgiano, la dice lunga sulle difficoltà nell’essere decisivo nella speranza che questa segnatura rappresenti il viatico per una restante parte di stagione da protagonista dopo un lungo, sofferto periodo di appannamento. Il resto del match è solo sofferenza e attesa anche se gli azzurri resistono e senza che il Cagliari si renda mai effettivamente pericoloso. I due fuoriclasse partenopei sembrano tornati, ed era ora.


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