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Teatro Augusteo: Lo zio del medico dei pazzi Gianfranco Gallo tra follia e comicità

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Dopo “Comicissimi fratelli“, Gianfranco Gallo torna a calcare le scene teatrali con “Lo zio del medico dei pazzi“, una commedia che Gallo  riscrive riallacciandosi non all “‘O miedeco d’e pazze“ di Eduardo Scarpetta, ma all’opera originale “Pensione Scholler“ degli autori tedeschi Laufs e Jacoby.

In questo modo Gallo, che della piecè ne firma anche la regia, ha lasciato più spazio alla follia e meno alle regole con le quali erano riadattate i testi.

“D’altra parte”, dice Gallo, “noi autori teatrali siamo la naturale sovrapposizione di artisti passati: in me c’è Pulcinella, Viviani, Totò, i De Filippo, Troisi, etc., ma anche Woody Allen, Mel Brooks, Peter Seller. Il mio modo di fare commedia è la stratificazione di ciò che ho visto e mi ha interessato, senza alcun intento speculativo. Ispirandomi allo Scarpetta autore vivente, e non all’autore tramandato, ho cambiato le carte in tavola, ho riscritto, ho mutuato e non sono rimasto fedele alla sua opera se non nella sua proiezione moderna. L’ho trattato come se fossi stato suo contemporaneo e avessi lavorato alla sua bottega”.

L’attualità grande del testo è nel fatto che tutti i protagonisti, spacciati per pazzi, vivono concentrati solo in se stessi, in un mondo immaginato e senza alcun contatto con quello esterno. “Tutto questo, il non ascolto, l’essere concentrati solo su stessi, è sintomatico della follia generale in cui viviamo”, dice l’autore. Se c’è, comunque, la fedeltà a “O’ miedeco d’e pazze“, è nella capacità di far ridere e di tenere lo spettatore in allegria per tutta la durata della commedia, con una comicità surreale dai toni stranianti, antica eppure moderna. Come dice Gianfranco Gallo, “Tutto esiste, tutto rinasce, tutto si rinnova”.

Il lavoro di Gianfranco Gallo per “Lo Zio del medico dei pazzi“ si arricchisce con una compagnia di attori professionisti, tutti scelti con grande attenzione dal regista. Accanto a Gianfranco Gallo, sua figlia Bianca Gallo.

Per la prima volta invece fa coppia con Gallo la nota e bravissima attrice Antonella Stefanucci, da decenni eccellente realtà dello spettacolo napoletano. Sempre nel cast Antonella Prisco, beniamina di Un Posto al Sole; Mario Brancaccio, veterano della scena, elemento di spicco del Teatro di Roberto De Simone; ed altri sei bravissimi attori che completano una straordinaria compagnia di primo livello nell’ambito del Teatro, del Cinema e della TV.

Gianfranco Gallo, artista poliedrico, figlio d’arte, presto sarà di ritorno anche sul grande schermo.  A marzo infatti sarà nelle sale cinematografiche con il sequel del film “Ritorno al crimine”, con Alessandro Gassmann, Marco Giallini e Gianmarco Tognazzi, diretti da Massimiliano Bruno, girato proprio nei mesi scorsi tra Napoli e Roma; e nel prossimo autunno sarà coprotagonista accanto a Francesco Di Leva, per la regia di Paolo Cipoletta, nel film “Fino a essere felici”.

Produzione:

Città Mediterranee di Vincenzo di Maio

 

Il cast:

Gianfranco Gallo – Zio Pippo Pandolfo

Antonella Stefanucci – Catena Della Morte (sua sorella vedova)

Mario Brancaccio – Lello Baldi

Antonella Prisco – Olivia Percuoco

Bianca Gallo – Addolorata Della Morte

Luigi Credendino – Matilde Serrata

Antonio Fiorillo – Leone Marino

Francesco Russo – Generoso Baciobello

Michele Sibilio – Direttore Mattolini

Elena Starace – Rosalia Percuoco

Gianluigi Esposito – Maggiore Grosso

Michele Schiano di Cola – Alfredo Pandolfo

Ursula Muscetta – Felicia Della Morte

 

Dal 12 al 16 febbraio 2020

Mercoledì 12 ore 18:00, giovedì 13 ore 21:00, venerdì 14 ore 21:00, sabato 15ore 18:00 e ore 21:00, domenica 16 ore 18:00.

Teatro Augusteo – Piazzetta duca d’Aosta 263 – Napoli

Info: 081414243

Prezzi: poltrona di platea euro 25,00 e poltrona di galleria euro 20,00

 

Note dell’autore:

 

“Sono interessato al classico Teatro comico napoletano come punto di partenza e non di arrivo. Da un po’ avevo intenzione di riscrivere a mio modo una trilogia di Edoardo Scarpetta e cioè “Miseria e Nobiltà”, “Un Turco napoletano” e “Il Medico dei pazzi”. Ispirandomi allo Scarpetta autore vivente e non all’autore tramandato ho cambiato le carte in tavola, ho riscritto, ho mutuato e non sono rimasto fedele alla sua opera se non nella sua proiezione moderna. L’ho trattato come se fossi stato suo contemporaneo e avessi lavorato alla sua bottega. Perché io credo da sempre, e questo era motivo di simpatici battibecchi tra me e Mario Scarpetta già a metà degli anni ’80, che l’insegnamento dell’autore dei tre titoli di cui sopra non sia la canonica rappresentazione dei testi, quanto invece il rimescolamento, la rielaborazione, l’ideazione. Questo ha fatto per tutta la sua carriera il bisnonno di Mario.

Di Miseria e Nobiltà e di Un Turco Napoletano ne feci opere che strizzavano l’occhio al Cinema, partendo dall’idea che, per la massa, i due testi erano in realtà due films di cui era autore, udite udite, Totò. Questo è quello che il cittadino comune mi diceva e potrei aggiungere un purtroppo, se non fossi un comprensivo osservatore dei cambiamenti. Certo poi nella riscrittura riportavo tutto nel linguaggio e nella forma teatrale, ma da quell’idea partii per trascinare il pubblico con me. La prima opera la misi in scena io, ne feci un Musical e fu un successo, la seconda la scrissi e la tengo in un cassetto.

Per Il Medico dei pazzi invece ho fatto di più, sono andato a pescare l’opera originale e l’ho lavorata come avrebbe fatto Scarpetta, ma a modo mio. L’ho fatta tradurre e mi sono trovato di fronte a un capolavoro dal quale il furbo e sapiente Edoardo pensò bene di non allontanarsi troppo. A mio parere però la commedia tedesca Pension Schoeller è più libera di quella della sua quasi gemella napoletana, sicuramente più folle e moderna. Gli autori non si preoccuparono di giustificare molto i perché, sapevano che la potenza era altrove. Io ho restituito quell’idea riscrivendola totalmente e ne è venuta fuori una pièce in cui la comicità è attuale e pulsante con toni surreali e stranianti, che con le debite differenze di genere riportano a un certo teatro tedesco da… ‘Tre soldi’. Tutto esiste, tutto rinasce, tutto è nuovo”.


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