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Terza serata Sanremo 2021, un mare di musica e duetti ‘flop’

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Sanremo, 5 mar. – Si naviga nel mare aperto della musica con la terza serata di Sanremo 2021. Meraviglioso di nome e di fatto, l’esordio canoro di Giuliano Sangiorgi. Ci lascia tuffare prima nella musica di Lucio Dalla e poi di Domenico Modugno.

É questo l’appuntamento più atteso dal pubblico sanremese, quello della serata dedicata alle cover, dove la musica si ripiega ed apre su se stessa per donarsi al pubblico nella sua sconfinata interezza. Peccato però per quello che sarà il risultato complessivo della serata.

Dopo le prime cover gradite, seppur lente, arriva sul palco la giovane Vittoria Ceretti, una top model apprezzata a livello internazionale, co-conduttrice per una sera. Le spetta l’annuncio di una brano che diventa terreno d’incontro tra Renga e Califano: ‘Una ragione di più’.

Le canzoni da qui in poi si rigenerano, ma il clima dell’Ariston no. Amadeus e Fiorello provano il tutto per tutto, con scarso esito.

Mentre Fasma è in piena esibizione, il direttore artistico deve interrompere la performance per problemi tecnici. Uno scossone per il

 festival che si trascina a stento su se stesso.

I duetti riprendono, ma non entusiasmano; anzi la rilettura di alcune canzoni sembra tetra. Nelle performance manca l’argento vivo degli

 anni precedenti, l’energia che sgorga come lava sul palcoscenico.

La scarsa resa è frutto della scelta del direttore artistico che in gara ha catapultato tanti debuttanti, troppi giovani che pur essendo rivelazioni, non riescono ad entusiasmare. Eccezione fatta per alcuni artisti… sarebbe il caso di cambiare musica!

Quando si accendono i riflettori sull’importanza di fare teatro per raccontare la vita, viene coinvolta l’attrice Antonella Ferrari che ad un pupazzo vestito da medico, racconta della sua malattia lunga 20 anni, vissuti con l’ansia e i disturbi della sclerosi multipla. Svestire l’io è l’esigenza del teatro che deve continuare ad incamminarsi in questo buio per fare luce sul mondo. La triste sorte dell’Ariston racconta in tal senso uno spaccato nazionale in cui c’è bisogno di spettacolo come il pane.

A due giorni di distanza rimette piede sul palco sanremese il campione Ibrahimovic. Spiace vederlo inerme in teatro. Gli autori avrebbero potuto coinvolgerlo maggiormente, senza sfruttarlo come “bella statuina”.

La nostalgia del Sanremo che era si fa sentire. Vedere sul palco la Rettore o la Berti conferma tale sentimento. Se non fosse per Fiorello che arriva a “togliere gesso” dall’andamento delle serate, il tempo non fluirebbe davanti alla tv.

L’incontro tra Donato Grande, campione in carrozzella e attaccante della nazionale di power chair con Zatlan Ibrahimovic, grazie ad un passaggio di palla fornisce il pretesto per parlare delle difficoltà legate alla disabilità. I contenuti da spendere al Festival ci sarebbero anche, ma vengono trattati in modalità ‘toccata e fuga’, senza creare troppa compenetrazione da parte del pubblico.

Il momento Amarcord lanciato da Monica Guerritore, racconta la storia di Penelope, incarnata dal terzo quadro musicale di Achille Lauro. La professionalità della Guerritore è un asso lanciato in questa performance. Lauro si presenta come Odisseo fuso in oro tra i resti di colonne disposte sul palco, tempio della musica per un tempio di antica civiltà. Emma Marrone é la Vestale contemporanea che dá voce alla moglie di Nessuno, donna della lunga attesa descritta dalla frase ‘Dio benedica gli incompresi’.

Nuovo giro di duetti (26 in tutto), che si avvicendano senza sosta. La lunga serata si conclude a notte inoltrata, con la seguente classifica generale dei cantanti in gara:

 

 

 

 

 

 


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Pina Stendardo

Giornalista freelance presso diverse testate, insegue la cultura come meta a cui ambire, la scrittura come strumento di conoscenza e introspezione. Si occupa di volontariato. Estroversa e sognatrice, crede negli ideali che danno forma al sociale.