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Torna il sorriso al Maradona. Partita vinta in extremis, prestazione pessima ma contava oggi solo il risultato

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di Luca Muratgia.

Il Napoli, dopo una impressionante serie negativa caratterizzata da delusioni continue, torna a vincere al Maradona e già questa può ritenersi una notizia da prima pagina considerando che i partenopei erano reduci da quattro sconfitte consecutive tra campionato e coppa Italia senza peraltro realizzare neanche una segnatura.
La nota positiva, oltre il risultato, è rappresentata dalla determinazione, dalla voglia di ottenere i tre punti degli uomini di Mazzarri tra tante difficoltà che hanno caratterizzato questo scorcio di stagione con il contributo tanto decisivo quanto inatteso dei due eroi della giornata che incredibilmente hanno cambiato volto alla sfida. Demme e Zerbin, da esuberi e giocatori in lista di sbarco, si sono improvvisamente trasformati nei salvatori della patria. Chi sperava però di intravedere dei miglioramenti sotto l’aspetto tattico, tecnico e fisico, è rimasto inevitabilmente deluso. Napoli Salernitana, per la situazione delicata in cui versano entrambe le compagini, non poteva esprimere spettacolo più di quanto non si sia visto oggi al Maradona. Oggi per il Napoli contava solo la vittoria sia pur pervenuta nei secondi di recupero ed in maniera rocambolesca. Vittoria che, tra l’altro, va considerata fino a se stessa e non esprime alcun segnale nella complicata rincorsa al quarto posto anche perché, se è questo il Napoli che dovrà competere per la qualificazione in Champions, con queste prestazioni, sotto gli occhi di tutti, difficilmente potrà centrare l’obiettivo; in successo che avrà un senso solo se si perverrà ad un equilibrio indispensabile per l’ottenimento di risultati con una certa continuità e costanza e solo se la società sarà in grado nel mercato di gennaio, di rinforzare e completare una rosa improvvisamente riscoperta povera, di uomini e di qualità. Ci si è risvegliati con tale consapevolezza quando si è visto passare Demme da centrocampista fuori rosa a Salvatore della patria, quando si è concepito che Zerbin rappresenta l’unica alternativa a Kvaratskhelia e Politano sulle corsie esterne dopo aver speso inutilmente 23 milioni per Lingstrom. Quando, sbigottiti, si è assistito ad una prova sfiancante di Juan Jesus che ha dovuto sobbarcarsi un lavoro estenuante per contenere le prestazioni di un attaccante modesto come Simy. Imperdonabili errori in sede societaria pagati a caro prezzo e che continuano inesorabilmente a perpretrarsi; dopo aver ceduto Elmas e dopo aver perso Anguissa per la coppa d’Africa, si è rimasti invischiati nella solita estenuante manfrina del mercato con trattative interminabili e sterili quando invece occorreva, nella situazione attuale, una celerità dettata dall’urgenza e dalle esigenze. Ma il Napoli, per come è strutturato, non può e non sa condurre trattative di mercato in tempi brevi e, ad oggi 13 gennaio, si trova a puntare su giocatori come Gaetano e Cajuste che, con tutto il rispetto, non possono e non devono essere identificati come elementi su cui puntare per la difesa dei uno scudetto. La rete in mischia di Rahmani al ‘95 è apparsa come una liberazione per una squadra che, in altri momenti, avrebbe archiviato la pratica già nel primo tempo e senza particolari problemi contro il fanalino di coda della serie A, una Salernitana combattiva e nulla più e tra l’altro scesa in campo con una formazione ampiamente rimaneggiata. Ma è necessario contestualizzare, per cui oggi va bene gioire per un successo che mancava da tempo. I proverbi al riguardo si sprecano, dal “chi si contenta gode “ a “questo passa il convento”, ma queste prestazioni non possono durare, non devono durare perché, se così fosse, ci sarà da soffrire ancora parecchio.


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