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Totò e i De Filippo, la drammaturgia della semplice nobiltà

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La farsa teatrale da secoli racconta l’eterna contrapposizione tra miseria e nobiltà, povertà e ricchezza. La drammaturgia, nell’esaltare la nobiltà interiore e il perfezionamento dell’uomo e del suo animo, si serve spesso del racconto di una dura realtà fatta di disagi quotidiani, contro il benessere di una piccola minorità.

Più dura si fa l’esistenza dell’uomo, più paradossali diventano le sue vicende ordinarie. Sovente avvengono esilaranti incontri tra il ricco e il povero, tra la buona e cattiva sorte, che generano riso amaro, tra ironico, comico e malinconico.

Antonio De Curtis e i fratelli De Filippo plasmano questa condizione sociale ed umana, ponendola nero su bianco, nei loro canovacci teatrali. I luoghi dello spettacolo risentono della condizione socio politica del primo Novecento.

Totò e i De Filippo portano in scena la realtà osservata tra i vicoli di Napoli. È un’alternanza tra sopravvivenza alla ricerca del pane, e desiderio di riscatto per migliorare la propria condizione economico familiare.

A cavallo tra le due Grandi guerre, prendono vita le opere teatrali dei più grandi geni del teatro italiano e napoletano. Attraverso le esperienze intime, si ricerca la verità esistenziale, partendo da contesti popolari. L’arte teatrale di Totò e dei De Filippo, focalizza l’attenzione sull’esperienza dell’attore che si allena ad affrontare la vita, attraverso un’analisi drammaturgica.

Il teatro, così come il cinema e la televisione, analizza, avvalendosi di nuovi mezzi di comunicazione, l’impatto della recitazione sulle abitudini delle persone. Il superfluo cede il passo alla semplicità; le scenografie scarne prendono il posto di grandi elementi decorativi; l’eco dei pensieri interiori riporta alla ribalta il flusso di coscienza, la cui profondità cerca un rapporto diretto e palpabile, una comunione di vita tra attore e spettatore.

Totò e i de Filippo ritornano alle origini esaltando gli aspetti che rendono l’uomo più ricco interiormente, rispetto ai nuovi mezzi di cui gode una piccola parte di ricchi. La scrittura dei canovacci pullula di voci teatrali, di vivi e morti, di sogno e mistero.

Dietro a ogni personaggio si cela il retaggio lontano della maschera di Pulcinella, sintesi di una insaziabile voracità e di un ironico senso di ricerca. La risata racconta l’io, integrando realtà e finzione; offrendo allo spettatore la possibilità di sperare in un riscatto.

Scandagliando i lavori dei quattro attori, si notano molti elementi di comunione nel modo di intendere la drammaturgia, nonostante ciascuno abbia lavorato sui canovacci indipendentemente. Resta però indiscussa l’amicizia tra Totò ed Eduardo, così come la stima reciproca. Eduardo e Totò nello specifico, lavorano insieme sul set di Napoli milionaria, di cui De Filippo cura anche la regia. Totò figura in una partecipazione straordinaria.

La collaborazione sul set continua però interrottamente tra gli altri due fratelli De Filippo, Titina e Peppino, che insieme al principe della risata recitano innumerevoli volte. Titina compare nella pellicola Totò e i fuori legge’’, mentre Peppino diventerà la sua spalla per anni. Dal 1952 fino al 1963 i due attori crearono un sodalizio che li vide recitare insieme in 16 pellicole.

  La famiglia reale dei tre fratelli De Filippo, cedette il passo a una famiglia ideale messa su da Totò e Peppino, con piccoli cammei di Titina. Eduardo continuò a lavorare da solo, abbracciando Totò con stima e rispetto, ogni volta che lo incontrava in amicizia.

Una linea continua caratterizza però, i quattro attori: è la linea drammaturgica che racconta la vita di un’umanità a volte attonita nella lotta quotidiana per la sopravvivenza, colorata dall’umore di una Napoli che va in scena con tutta l’arte della sua commedia, mai paga di idee, esperienze e scene, ben raccontate da Totò e i fratelli Dei Filippo.


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Pina Stendardo

Giornalista freelance presso diverse testate, insegue la cultura come meta a cui ambire, la scrittura come strumento di conoscenza e introspezione. Si occupa di volontariato. Estroversa e sognatrice, crede negli ideali che danno forma al sociale.