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Usare l’olfatto come ‘cura’, caschetto hi-tech del Gemelli al Maker Faire Roma

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(Adnkronos) – Studiare l'olfatto e le sue innumerevoli influenze sul cervello per aiutare i pazienti colpiti da altre malattie con il potenziale, ancora inesplorato, della riabilitazione olfattiva. "Il nostro progetto 'Neuroscent' ha come obiettivo lo studio della capacità olfattiva oggettiva e, inoltre, la valutazione gustativa, che utilizza la classificazione basata su Ia e machine learning delle misurazioni con elettroencefalogramma (Eeg). Approfondire questi aspetti è importante, vediamo quello che è accaduto con il Covid e la perdita di olfatto, ma anche per i danni che provoca il raffreddore virale o la poliposi nasale. Dallo studiare l'olfatto e i suoi effetti sul cervello possiamo aiutare chi è affetto dal dolore cronico, dalla demenza senile, dal Parkinson, chi ha avuto il trauma cerebrale. Abbiamo visto che la stimolazione olfattiva aiuta a migliorare o aiutare l'attività cognitiva e quindi l'olfatto puro essere usato come una 'cura' per questi pazienti". Lo spiega all'Adnkronos Salute Giulio Cesare Passali, professore aggregato di Clinica Otorinolaringoiatrica della Fondazione Policlinico Universitario A. Gemelli Irccs di Roma. 'Neuroscent' sarà presentato alla fiera degli inventori Maker Faire Rome che si apre oggi nella Capitale.  
Lo studio pilota del progetto Neuroscent si è aggiudicato 1 mln di euro dal Pnrr. "Quello che presentiamo oggi è l'evoluzione del lavoro già al Maker Faire lo scorso anno, che è stato implementato. Abbiamo approfondito la ricerca – illustra Passali – usando sempre il nostro caschetto con oltre 50 elettrodi, che ci permette di sviluppare un software in grado di leggere le onde elettroencefalografiche stimolate dagli odori. Registriamo e misuriamo con l'Eeg". Il lavoro avviva quasi a 'fotografare' l'attività elettrica cerebrale mentre sente gli odori. L'obiettivo "è mettere a punto uno strumento che possa supportare la riabilitazione olfattiva come terapia complementare per la gestione del dolore cronico e chi ha problemi con l'olfatto", sottolinea Passali. Fino ad oggi, per dimostrare "che una persona ha perso l'olfatto, si usano le stesse analisi statistiche di 40 anni fa. Noi vogliamo dimostrare che è possibile avere un dispositivo in grado di dare risultati scientificamente corretti", precisa Passali che aggiunge: "Per il nostro studio, che si è aggiudicato un 1 mln di euro di finanziamento del Pnrr, arruoleremo 1.000 soggetti sani".  Il lavoro è stato coordinato da Passali, da Giuseppe Maulucci (Dipartimento di Neuroscienze) e Mariaconsiglia Santantonio, otorinolaringoiatra. Il progetto ha coinvolto altri 'cervelli' del Gemelli-Cattolica: Jacopo Galli dell'Istituto di Otorino e Marco De Spirito dell'Istituto di Fisica applicata. "Vogliamo ringraziare Antonio Gasbarrini, preside della Facoltà di Medicina, e il professor Giovanni Scambia, direttore scientifico Fondazione Policlinico Universitario A Gemelli Irccs", rimarca Passali. Alessio Abeltino e Cassandra Serantoni sono stati gli sperimentatori di Neuroscent. 
Un secondo fronte del progetto Neuroscent è stato condotto da Anna Rita Fetoni, direttrice della Uoc di Audiologia dell'Università Federico II di Napoli. "Abbiamo voluto indagare la relazione tra tinnito e disturbi olfattivi in un'ottica olistica che vede i sistemi sensoriali armoniosamente integrati nel contesto delle aree sottocorticali e del sistema limbico, laddove ogni sensazione produce una propria impronta nel vasto mare delle emozioni e dei ricordi. Per questo – aggiunge Passali – eseguiremo, oltre all'insieme dei test previsti per la valutazione olfattiva, in un sottogruppo di pazienti anche test uditivi volti a identificare eventuali cause dell'acufene riferito che è certamente un sintomo di frequente riscontro nella popolazione generale, arrivando a colpire 6 milione di persone in Italia".  Infine, c'è anche un risvolto economico nel futuro di Neuroscent. "Con il Covid, ma accade anche dopo incidenti, viene denunciata dal lavoratore la perdita dell'olfatto. Il nostro dispositivo – conclude Passali – potrebbe essere d'aiuto nelle cause di lavoro che l'Inail si trova ad avere perché può stabilire se c'è questa perdita dell'olfatto". —[email protected] (Web Info)


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