Vaccino CoVid-19: “a settembre disponibile per le Forze dell’Ordine”. Il SiNAPPe dice no al vaccino sperimentale!
E’ risaputo ormai, confermato anche dall’OMS (l’Organizzazione Mondiale della Sanità), che il contagio dal coronavirus potrà essere fermato definitivamente solo da un vaccino. Fantastica quindi la notizia che vede un’azienda italiana, leader nel campo della ricerca biomedica ed un Istituto di ricerca di Oxford, iniziare già a fine aprile, in Inghilterra, i test accelerati del prototipo di vaccino anti Covid-19 su 550 volontari sani.
Scientificamente è provato che i tempi medi per arrivare ad immettere un vaccino sul mercato sono di 2-3 anni ma, a fronte dell’esigenza di arrivare quanto prima ad una soluzione sicura ed efficace, l’azienda di Pomezia ha deciso di “passare direttamente alla fase di sperimentazione clinica sull’uomo, ritenendo sufficientemente testata la non tossicità e l’efficacia del vaccino sulla base dei risultati di laboratorio ottenuti e definiti particolarmente buoni”.
“Le affermazioni che seguono” dice il Segretario Generale SiNAPPe, dott. Roberto SANTINI “sono decisamente meno fantastiche, considerato che l’azienda di Pomezia ha stabilito che dal prossimo settembre il vaccino potrà essere disponibile in modalità d’uso compassionevole per le Forze dell’Ordine e per il personale sanitario”.
“Non abbiamo alcuna intenzione di fare da cavie di laboratorio” chiosa ancora Santini “perché questo saremo, preso atto che modalità d’uso compassionevole è la definizione riferita ad un farmaco in fase di sperimentazione (non ancora approvato dalle autorità sanitarie), quando viene impiegato al di fuori degli studi clinici per pazienti che, si ritiene, potrebbero trarne beneficio, ma che non hanno i requisiti necessari per accedere ad uno studio sperimentale”.
Pur comprendendo la gravità della situazione attuale e quanto sia importante la divulgazione del vaccino, non possiamo permettere che gli uomini e le donne appartenenti alle Forze dell’Ordine siano sottoposti a “sperimentazioni compassionevoli” divenendo eventuali vittime sacrificali, solo perché servitori dello Stato! “Pertanto” conclude il Segretario Generale “pur plaudendo ed apprezzando il notevole lavoro posto in essere dai ricercatori medici italiani, non possiamo esimerci dall’esprimere le nostre enormi preoccupazioni sui possibili esiti di tale sperimentazione, e ci faremo portavoce delle angosce dei diretti interessati, se la notizia dovesse corrispondere a realtà”.
Sarà onere del SiNAPPe interrogare i vertici dell’Amministrazione Penitenziaria a tal proposito, chiedendo contezza delle notizie diffuse dai mass-media, intenzionati più che mai a tutelare la salute dei nostri poliziotti.
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