Verona porta la disfatta nel centrodestra? Probabile, ma c’è ancora una speranza
“I dati elettorali confermano ciò che ho detto nell’intervista di lunedì a La Verità: l’area del consenso a Draghi è egemonizzata da Pd e satelliti (Conte, Calenda, Renzi, Bonino). Meloni se vuole vincere non deve più coprire Draghi sulla guerra e federare chi gli si oppone. Il vecchio centrodestra vede Lega e Forza Italia logorate dalle poltrone e dai ministeri. Il conflitto delle elezioni politiche 2023 sarà tra chi vuole lasciare le chiavi di Palazzo Chigi a Draghi fino al 2028, senza che lui si prenda neanche la briga di candidarsi, e chi vuole cambiare. Se anche Meloni vincesse le elezioni con il vecchio centrodestra sarebbero Berlusconi e Salvini stessi a fregarla, preferendo la continuità con il rassicurante Draghi piuttosto che mettersi sotto di lei.”
Mario Adinolfi, giornalista e scrittore, già parlamentare della Repubblica e presidente del Popolo della famiglia
“Diciamo la verità, il centrodestra non ha ancora dimostrato di essere qualcosa di reale: due partiti si sono fatti carico dell’interesse generale e sostengono un governo di emergenza nazionale, un terzo partito, il più votato, sta invece all’opposizione esercitando la demagogia del caso; non si percepisce un comune sentire rispetto a temi mai come oggi dirimenti come l’Europa e la Nato; la conflittualità estrema tra Lega e FdI penalizza tutti; nessuno prova a svolgere la funzione di leader della coalizione. Di certo non l’ha mai fatto Matteo Salvini. A questo si aggiunge la sgradevole tendenza dei partiti alleati a cannibalizzare Forza Italia, marginalizzandola nelle giunte regionali e comunali e sottraendole classe dirigente. È accaduto a Verona e in tante altre realtà.
Siamo alla fine di un ciclo politico e non si può pensare di avviarne uno nuovo riproponendo la brutta copia dello schema di gioco precedente. Salvini ha fallito il progetto di partito nazionale e arretra anche nelle regioni del Nord, il “campo largo” di Letta è stato spazzato via dagli elettori: il tema, oggi, è costruire qualcosa di nuovo calato nella realtà e portare al voto quella metà di elettorato che non si reca alle urne non per indolenza, ma perché non si sente rappresentato.”
Andrea Cangini, Forza Italia
Il centrodestra deve cominciare ad interrogarsi seriamente. Inutile darsi le colpe,
“Ora l‘analisi sarà il centro destra diviso. Dovreste proprio andare dall’analista. Ma non lo vedete che la gente del centro destra non va più a votare e vi punisce con l’astensione? Altro che „campo largo. il Pd ne approfitta, ma lo spettro del populismo è di nuovo presente.”
Paolo Becchi, filosofo, accademico
“Il centrodestra e’ riuscito in una impresa impossibile: essere maggioranza nel paese e perdere le elezioni amministrative.”
Giovanni Terzi, giornalista
“La sconfitta del centrodestra a Verona ha un responsabile, Federico Sboarina, che rifiutando – contro la logica politica e i numeri – l’accordo al secondo turno con Forza Italia e le liste civiche che fanno riferimento al sottoscritto, ha consegnato Verona alla sinistra.
Noi, pur fortemente critici con l’amministrazione Sboarina, con senso di responsabilità e fedeli al perimetro del centrodestra avevamo proposto al Sindaco uscente la riunificazione della coalizione al ballottaggio. Per non far vincere la sinistra e per aiutarlo poi a governare, mettendogli a disposizione la nostra esperienza. Lo avevamo fatto sia alla vigilia del primo turno (che non a caso avevamo definito le primarie della coalizione) che dal lunedì dello spoglio, quando avevamo offerto l’apparentamento ufficiale delle nostre liste. Sboarina, nonostante gli appelli all’unità del leader della Lega Salvini e del co-fondatore di Fratelli d’Italia Crosetto, non ha voluto e così ha spaccato il centrodestra. Risultato: Verona va alla sinistra dopo vent’anni.
Sboarina è il primo Sindaco di centrodestra a Verona a non essere rieletto dopo il primo mandato e questo la dice lunga sulle sue capacità amministrative. Non a caso al primo turno ha preso solo il 32%: come ha detto lo stesso Salvini, una percentuale così significa che non hai lavorato bene. Per avere un dato di confronto, io nel 2012 da Primo Cittadino uscente venni rieletto senza ballottaggio col 57% e la mia civica da sola raccolse il 38% (quella di Sboarina il 7).
Dalla sconfitta di Verona esce ridimensionata anche Giorgia Meloni: una leader che non sa gestire il suo Sindaco più importante, che non sa farlo ragionare, come può pensare di gestire l’intero centrodestra? Inoltre per essere il nostro Premier è indispensabile avere un profilo non populista e non estremista, ma invece liberale ed europeista, caratteristiche positive oggi incardinate e rappresentate da Forza Italia.
Poi c’è il discorso Lega dove Salvini intelligentemente ha lavorato per unire, spingendo per l’apparentamento con noi al ballottaggio. Ma non solo: Salvini, già nei mesi scorsi, non avrebbe disdegnato un appoggio al sottoscritto fin dal primo turno; se lo avessero ascoltato, forse oggi non ci sarebbe la sinistra a Verona. Ma gli si è opposto Zaia, stoppando il dialogo sui mass media sia direttamente che attraverso il suo Assessore e uomo di fiducia Marcato. Zaia del resto è stato il più acceso sostenitore di Sboarina fino all’ultimo, l’unico leader ad affiancarlo anche nella settimana del ballottaggio. Non lo ha fatto Salvini e non lo ha fatto nemmeno la Meloni, probabilmente consapevoli del suicidio politico messo in atto dal Sindaco uscente: erano sufficienti 6mila voti per rovesciare le sorti del voto, noi con Forza Italia al primo turno ne avevamo raccolti più di 24mila.”
Flavio Tosi, Forza Italia
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