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Vesuvius Film Festival, Giovanna D’Amodio: “Siamo già al lavoro per la quinta edizione nel segno di una coscienza ecologica fattiva”

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Quattro edizioni di un festival tutto campano dedicato a cinema, istruzione ed ambiente; un progetto in crescita ideato e curato dall’architetto Giovanna D’Amodio, Presidente e Direttrice artistica della manifestazione.

Grandi partnership per le selezioni e premiazioni, tra le quali rientrano il Centro Studi TE.AM, il Museo della Pace –Fondazione Mediterraneo ed un gemellaggio importante con il Festival The Diamond of the Heart.

Il Vesuvius Film Festival, è una creatura in crescita, pensata per valorizzare risorse e talenti, anche sconosciuti, allevati in terra campana. A fiancheggiare il concorso cinematografico è l’associazione Arteggiando di Giovanna D’Amodio, che quest’anno tra documentari e cortometraggi, ha scelto come madrina l’attrice e cantante Lucia Cassini.

Il Festival è un contenitore di ideali che stimolano la buona pratica valoriale del rispetto della creatività e dell’ambiente che la accoglie, ma è anche occasione per far conoscere al grande pubblico l’importanza della cultura che fa da sostrato a qualsiasi espressione artistica e non solo.

Decisiva la matrice ecologista data all’intera kermesse, impegnata anche per il prosieguo, nella promozione di film di interesse ambientale, rivolti ad un pubblico di scuole, università, accademie e associazioni, chiamate a contribuire alla costruzione del progetto culturale della D’Amodio, che in questa intervista ci racconta il futuro del Festival.

L’ INTERVISTA

  • Dott.ssa D’Amodio, si è da poco conclusa la quarta edizione del Vesuvius Film Festival, tra premiazioni e film. In qualità di direttrice artistica commentiamone la riuscita e tracciamone un bilancio.

C’è stata una grande partecipazione di scuole di primo e secondo grado, con entusiasmo dei ragazzi che hanno realizzato i video; abbiamo avuto tante università in collaborazione con il concorso, come la Federico II, l’Accademia di Belle Arti di Napoli, l’Accademia di Belle Arti di Firenze, l’Università Bicocca di Milano. Il Festival si sta allargando da un punto di vista associativo e di istituzioni, coinvolte in ambito nazionale. In gara ci sono stati veri e propri reportage sull’ambiente, immaginando di estendere l’iniziale edizione del festival di cortometraggi anche ai docufilm e dall’anno prossimo includeremo i lungometraggi. Stiamo crescendo ed intendiamo sostenere il cinema indipendente dando voce a chi intende protestare e dare il proprio contributo sociale mediante la forma cinematografica. L’Associazione Arteggiando ha promosso nelle prime tre edizioni del Vesuvius Film Festival, la funzione sociale delle arti, con temi quali il bullismo, la violenza sui minori, su Madre Terra e sulle donne, educando alla transizione di quest’anno che ha virato verso un festival prettamente ambientale, in concomitanza alla tematica delle arti e dei mestieri, comunque trattata. Dall’anno prossimo saremo in via esclusiva un Festival ambientale e su questo stiamo concentrando tutte le nostre energie.

  • Ha scelto come madrina di questa edizione Lucia Cassini. Cosa l’ha spinta a tale omaggio?

Il suo amore per i giovani, la luce che ha dato all’arte campana con i suoi 50 anni di carriera, mi ha spinto a scegliere come madrina Lucia, che ha ricevuto anche il premio alla carriera. E’ una donna dalla grande generosità che merita questo riconoscimento anche per la sua contagiosa forza interiore.

  • Lei ha preparato con questo Festival la coscienza ecologista, culturale ed emotiva campana. In che modo crede che questa triade possa oggi abbracciarsi in virtù di un futuro che risponde alle esigenze mondiali di cambiamento globale?

Il Festival racchiude cuore, razionalità, impegno e volontà campana di fare qualcosa di concreto per il nostro territorio, valicando i confini della nostra Regione, espandendosi in ambito nazionale. Pertanto, continuerà secondo le mie intenzioni, la sua crescita in tema ambientale.

  • La kermesse è gemellata con il Festival The Diamond of the Heart. Quali sono i punti di contatto con quest’altra organizzazione?

I giovani sono il punto di contatto, perchè loro sono impegnati in una serie di attività con disabili ed ambiente. Tutto ruota sempre intorno al loro mondo da cui noi siamo partiti, dal momento che il Vesuvius Film Festival è nato con, e per i giovani.

  • Lei ha creato anche un punto di incontro non solo con gli addetti del settore cinematografico, ma anche con i professionisti di tutto l’ambiente sociale e civile. Quanto impegno richiede questo ingranaggio perfetto?

Il sistema organizzativo è abbastanza complesso: quest’anno abbiamo progettato il Festival con il Centro Studi TEAM che si occupa di ambiente. Abbiamo realizzato in team con loro, ciascuna iniziativa, ottenendo il patrocinio di numerose associazioni ambientaliste attive in ambito nazionale come Legambiente, Fare Ambiente, Terramaremotus, con il patrocinio del Ministero dell’Ambiente. Insieme a loro proseguiremo questo cammino che dura anche in ambito programmatico, un anno intero. Stiamo già lavorando alla quinta edizione dal giorno in cui abbiamo terminato la quarta, con l’intento di fare sempre meglio sia con le premiazioni che hanno coinvolto 300 presenze nella prima sezione e nella seconda, dove abbiamo premiato anche il Commissario Dino Falconio per l’impegno con Bagnoli, insieme ai registi. Il Festival è molto partecipato e l’obiettivo è di coinvolgere sempre più realtà ambientaliste per mettere in atto un meccanismo di sensibilizzazione ancora più attivo.

  • Se questa sua creatura potesse tradursi in una struttura che resti visibile nel territorio campano, come la disegnerebbe?

La disegnerei come un grande albero. Stiamo piantando un pino montano, che è uno degli alberi più alti e si spera cresca sempre di più rilasciando maggiore ossigeno e cose positive.

  • Dal momento che il Festival si occupa di corti, qual è stato il film che ha condizionato la sua visione della cinema italiano?

I documentari di quest’anno hanno raccontato la realtà di Udine, di Bagnoli; sono stati film di denuncia e reportage significativi, insieme ad altri con trama più fantasiosa. Il film che porto nel cuore ed ha condizionato la mia visione del cinema italiano è stato ‘Blade Runner’ di Ridley Scott che fa parte della mia infanzia e mi ha dato l’impronta, l’amore per il cinema, insieme a ‘Miriam si sveglia a mezzanotte’ di Tony Scott.

  • Il cinema è una grande macchina in cammino. Se fosse un’emozione, quale sarebbe?

Il cinema è emozione ed è tante macchine insieme. Non ho una visione univoca di esso. Tutto concorre nel cinema a lasciare un segno dentro che cresce con noi nel tempo.


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Pina Stendardo

Giornalista freelance presso diverse testate, insegue la cultura come meta a cui ambire, la scrittura come strumento di conoscenza e introspezione. Si occupa di volontariato. Estroversa e sognatrice, crede negli ideali che danno forma al sociale.