1 Marzo 2025
Teatro

‘Vico Sirene’, la delicatezza di Gigi e Ross nel vivido spaccato di Fortunato Calvino sui vicoli di Napoli

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Acerra (NA) – Sirene come muse di Napoli e dei suoi vicoli. Donne a metà, nel corpo ma non nell’anima. Così il commediografo Fortunato Calvino, celebra a teatro il mondo dei “femminelli”, poco conosciuto ma molto abusato in termini di pregiudizi. Lo fa con lo spettacolo ‘Vico Sirene’, che dopo tante repliche giunge al Teatro Italia di Acerra, conquistando il suo pubblico. In scena Gigi e Ross sono protagonisti insieme a Ciro Esposito, Marco Palmieri, Luigi Credendino e Mattia Ferraro, di un narrato che offre allo spettatore le pieghe anche sdrucite della femminilità inseguita da uomini che si sentono in realtà donne. In questo testo la parola teatrale diventa magma che travolge ma non brucia, e ci salva con l’energia pulsante che risveglia dal preconcetto. Luigi Esposito e Rosario Morra, sono il cuore ardente di una realtà che abita da sempre i quartieri spagnoli, quella di trans e femminelli, che non è fatta solo di colore, ma di molto dramma celato dietro la speranza di affermare la propria identità in una micro comunità in cui riconoscersi, fatta di accettazione, condivisione di sorte e istintualità.

Con delicatezza, profondità, misura e grande rispetto, i due attori vestono i panni di Nucchetella (Nunzio all’anagrafe), e Scarola, circondandosi delle amiche Cocacola, Mina, Susy e Pescivendola, con le quali tratteggiano i chiaroscuri di donne imprigionate nel corpo di un uomo. I loro personaggi non si rassegnano alla condizione di nascita, ma sognano di navigare in un mare che libera, fatto del colore di tulle, balze, scollature, trucchi, tacchi e parrucche, oltre che di due braccia maschili in grado di proteggerle ed amarle. In un basso di quartiere Nucchetella e Scarola accolgono lo spettatore alla stessa stregua delle loro compagne di avventura, e si palesano a poco a poco, in piccoli sorsi di racconti e sorrisi attraverso i quali anche il dramma più profondo viene divelto. La caratterizzazione data da Ciro Esposito (Cocacola), Marco Palmieri (Mina), Luigi Credendino (La pescivendola) e Mattia Ferraro (Susy), ai loro rispettivi personaggi, è meravigliosa. La vitalità infusa alle donne dei quartieri popolari partenopei di cui vestono i panni, non è profana, ma si tuffa in una sacralità del femminile fatta di affettuosità, battute salaci e profondità. In sincronia con Gigi e Ross, tra dialoghi che sanno diventare monologhi importanti strappando con intensità una riflessione che va oltre il momento dello spettacolo, tutti gli attori insieme cavalcano la sonorità del napoletano rendendola fascinosa nella fruizione del racconto delle loro gravità esistenziali. La pelle dei personaggi di ‘Vico Sirene’ è fatta di levigatezza ricercata su irsuta metamorfosi nell’essere “femmina”, soprattutto nella reazione alle avversità della vita da marciapiede a cui un femminello è costretto ad arrendersi.

L’ilarità sottile della messa in scena è gorgoglio che accompagna le battute di dialoghi rivelatori di un mondo nascosto a cui Calvino dà dignità e verità, senza derisione. Lo scrittore e regista tratteggia figure piene di umanità, desiderio ed anche impotenza, affidando alle sue sirene di quartiere l’immagine di una femminilità piena, sia in potenza che in atto. Fortunato Calvino lascia trasudare tutta l’attenzione che ha per il femminile, tradotta in ben 41 testi della sua produzione teatrale, messi in scena o ancora chiusi in un cassetto. Riporta a teatro ciò che i suoi occhi hanno visto con stupore e meraviglia, nel momento in cui la vita lo ha portato a  trasferirsi ai quartieri spagnoli. Suggerisce e rafforza l’idea che prima di giudicare bisogna conoscere, ma soprattutto che occorre rispettare l’idea di umanità che alberga in tutto il femminile, quello ideale e quello reale.

Con questo spettacolo il commediografo e regista di ‘Vico Sirene’ narra una verità che va oltre il teatro. Parla di un mondo a cui si è avvicinato con una intensa ricerca che si traduce in megafono di tutte le voci interiori del femminile. Osservare come il pubblico si avvicini con intensità alla ricezione del messaggio dignitario che egli ha inteso dare, conferisce a questo lavoro di messa in scena una importanza essenziale nella ricostruzione del pensiero sociale su un tema che è molto altro dal folkloristico.

Gigi e Ross, insieme al regista Calvino, Ciro Esposito, Marco Palmieri, Luigi Credendino  e Mattia Ferraro, riescono ad essere fanti e regine in un mazzo di carte apparentemente spaiato, con cui la vita spesso gioca barando. Con ‘Vico Sirene’ diventano semi che restituiscono il senso appropriato delle cose, lasciandoci capire che nella doppiezza risiede per tutti, un senso sacrale e cruciale di interezza. Quello di Calvino è dunque, un teatro del sentire che sa tramutarsi in affresco. E conferma che quando esiste in un canovaccio l’anima teatrale, oltre che una bella, sana e originale scrittura, il risultato scenico supererà il tempo e l’occasione dello spettacolo.

Foto di Arturo Favella


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Pina Stendardo

Giornalista freelance presso diverse testate, insegue la cultura come meta a cui ambire, la scrittura come strumento di conoscenza e introspezione. Si occupa di volontariato. Estroversa e sognatrice, crede negli ideali che danno forma al sociale.