Viktor und Viktoria, al Teatro Augusteo lo spettacolo perfetto
Napoli 21 Apr. – Tanta eleganza, classe e competenza nel remake teatrale tratto dall’omonimo musical del 1933, Viktor und Viktoria, trasposto in film e riportato ai fasti nel 1982. Al Teatro Augusteo Veronica Pivetti ferma il tempo e l’asse Napoli-Berlino si ricongiunge con la storia.
Cade la neve sulla repubblica di Weimar fredda e cupa degli anni Trenta, mentre una donna con una valigia vuota, affamata e piena di sogni, incontra un napoletano emigrato che nella povertà farà la sua fortuna proponendole un contratto esclusivo nei teatri tedeschi, in cui però dovrà indossare una maschera maschile, quella di Viktor.
L’iniziale diniego della protagonista si trasforma in un ‘si’ che agogna nuove opportunità di vita. Accade dopo che la coppia di amici si ritrova a mangiare tasche di cappotto fritte con amido, con filati che a malapena riescono a digerire.
E’ la fame di Berlino a far si che Susanne Weber (Veronica Pivetti), in accordo con Vito Esposito (Yari Gugliucci), scelga di diventare ‘polimorfa’, ovvero un travestito. Si accendono i riflettori sulla depravazione oscura della Germania nazionalsocialista di Hitler, in cui gli uomini desiderano ardentemente vedere corpi androgini, nonostante la legge sia pronta a punire questo tipo di comportamenti.
Quello della razza ariana è il mito esclusivo, a teatro come nella vita ordinaria tedesca, perseguito dall’attrezzista Gerhardt (Nicola Sorrenti, cantastorie dell’oscurantismo di quegli anni che rivive con veridicità in palcoscenico. Con essa si mescola Viktor und Viktoria che riesce ad ingannare il mondo, men che il conte Frederich Von Stein (Giorgio Lupano), viveur che alla fine si ubriaca di mondanità e si innamora dell’ambiguità di Viktor, percependo la sua reale natura.
Sei attori in scena, si adoperano a modo proprio, ma con grande abilità interpretativa, a sopravvivere alla negazione di speranza che piomba in palcoscenico in un colpo di scena, come lama fendente che raggela respiro e membra, sottolineando la frase di Hitler: “Chiunque veda e dipinga un cielo verde e un pascolo azzurro, dovrebbe essere sterilizzato”.
La Pivetti incarna la perfetta donna in metamorfosi, che regge a testa alta l’indenne confronto col mondo maschilista. Nessun’altra attrice del panorama italiano avrebbe potuto meglio di lei rappresentare il ruolo che un tempo fu di Renate Muller e Julie Andrews.
La commedia musicale rinomata in tutto il mondo, ritorna a teatro dopo 36 anni e con Veronica Pivetti, Yuri Gugliucci, Giorgio Lupano, Nicola Sorrenti, Pia Engleberth, Roberta Cartocci, lascia avvicinare ad un successo cinematografico un nuovo pubblico, quello teatrale, senza lasciar rimpiangere assolutamente la bellezza di un film intriso di storia e romanticismo.
Foto Arturo Favella
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