Vita in quarantena, testimonianze dirette da Codogno: “In città esiste solo il rumore assordante delle sirene”
Codogno, 25 feb. – E’ il focolaio del Corona virus e vive tra silenzio, isolamento, corsa ai generi di prima necessità e fughe di ribelli per sopravvivere ad una quotidianità forzata.
Codogno, nel Lodigiano, vede da quattro giorni 60.000 abitanti in isolamento. Saracinesche in alternanza chiuse, supermercati presi di assalto e quarantena forzata con 35 posti di blocco ad ogni angolo ed ingresso della città, onde evitare fughe di possibili ribelli, come già accaduto, e conseguente rischio contagio per il resto degli italiani.
Una città completamente deserta che spera di tornare alla vita quanto prima, uscendo da un incubo mortale.
Il mondo intero ne parla, l’Italia è scossa e la situazione rischia di degenerare tra allarmismi, corsa al riparo tra medicinali e mascherine ed aumento dei prezzi con relativo blocco di economia e servizi.
Come vivono realmente gli abitanti in quarantena? Lo abbiamo chiesto ad una famiglia residente in città, di origini però napoletane.
A parlarci al telefono è Massimo Pisacane, da vent’anni a Codogno. E’ un capofamiglia e come tutti ora vive serrato in casa.
– Massimo, come state attraversando e vivendo questo momento critico in quarantena forzata?
Sappiamo solo noi come ci si sente ad essere barricati in casa con regole restrittive che tutti cerchiamo di rispettare, salvo alcuni casi. Se non hai la mascherina non puoi recarti per strada o al supermercato. Ad ogni angolo di strada ci sono posti di blocco rigidi. Le mascherine spesso non si trovano; nei 6 supermercati presenti facciamo due ore di fila per entrare a gruppo di cinque, così come davanti alle farmacie, dove è aperto solo lo sportello per medicinali d’urgenza. Le farmacie di fatto sono chiuse. Gli esercizi commerciali calano le serrande per rifornirsi e a turno e riaprono. Le nostre uscite si limitano a questo; tutte le altre utenze sono chiuse. Siamo costretti ad aspettare 15 giorni in quarantena. Tutta la città è in malattia da lavoro, secondo disposizioni del Ministero della salute. Le attività in cui lavoriamo vanno avanti grazie a coloro che non appartengono all’area del focolaio da corona virus, altrimenti sarebbe il tracollo totale. Dobbiamo solo attendere disposizioni. Quello che preoccupa è l’andamento del virus sugli anziani. Sono loro ad essere più a rischio. Ci hanno detto che i bambini fino ai 14 anni hanno una reazione diversa al virus che ha manifestazioni influenzali e che per loro il pericolo è inferiore. In città dopo le 18.00 la solitudine prende il sopravvento. Tutto è chiuso. La desolazione alberga e si sente solo il rumore delle sirene dell’ambulanza che pattuglia Codogno. E’ uno stato di reazione ad una battaglia silenziosa di cui si sa poco. Siamo in balia delle autorità che ci dicono cosa fare. Noi non siamo padroni di niente.
– Parliamo di assistenza. Cosa vi viene garantito?
Ci hanno dato da subito disponibilità di chiamare il 112 o il 1500 per mettere in contatto le strutture ospedaliere con la persona contagiata. Solo questo. I numeri sono intasatissimi! E’ anche difficile parlare con qualche operatore sanitario per essere assistiti. La gente è ansiosa, ha l’angoscia addosso, specialmente gli anziani. Ci sono vecchietti abbandonati che non possono uscire perché hanno la febbre, ma restano soli in casa. Hanno chiamato ai numeri fornitici, ma non hanno avuto modo di parlare con gli operatori o non hanno risposto. Hanno finito i tamponi. E’ caos. Nelle farmacie le mascherine arriveranno oggi o domani. I prezzi però sono rimasti accessibili, sia per i beni alimentari che per le mascherine. Se in altre città le vendono dai 20 euro a salire, da noi con 10 euro ce la si cava per l’acquisto. Certo dai due euro sono salite di prezzo a massimo 12 euro. Le strutture sono impreparate ad una portata così ampia di contagio.
–Qual è la vostra reazione a casa davanti alle notizie, spesso anche fake che circolano sui media?
Arrivano fake news che ci lasciano esterrefatti. Le nostre fonti attendibili restano le informazioni provenienti dalla Regione. Il pronto soccorso è chiuso, perché hanno messo in opera di disinfezione. Se qualcuno ha un sintomo deve aspettare la risposta dei numeri a casa. Solo chi versa in gravità può avere accesso agli ospedali, ma a quello di Pavia. Codogno da un giorno all’altro non vive più. L’insegnate dei miei figli è la moglie del primo contagiato, su cui stiamo aspettando ancora i risultati del tampone. Intanto il paziente zero non esiste perché gli hanno fatto un test risultato negativo. Non si sa ancora se un individuo possa essere portatore sano del virus semplicemente. Il primo contagiato ora è sotto osservazione. Trattasi di uno sportivo, ma non versa in situazioni preoccupanti. E’ in terapia intensiva, ma è stabile. Il corona virus è un’influenza rapidissima che rischia di diventare polmonite co ingresso dei liquidi nei polmoni. Il vero problema, qualcuno dice, è la rapidità di diffusione del virus che se si diffondesse in tutta Italia sarebbe problematico, perché non ci sono misure adatte per riparare un’ampia portata. Le ripercussioni serie si verificano di fatto sugli anziani che hanno complicazioni pregresse. I giovani reagiscono bene a questa influenza che viene curata di fatto con farmaci di routine in casi normali. Uno degli ultimi contagiato è un ragazzo di Sondrio di 17 anni, che ha contratto il virus a scuola, a Codogno.
I tempi di guarigione poi dicono siano quelli di una normale influenza.
– Parliamo delle fughe improvvise da Codogno. Un giovane dell’Irpinia è riuscito ad uscire dalla città. Come mai?
Il giovane era in quarantena con la famiglia come tutti. Purtroppo però fino a due giorni fa non esistevano posti di blocco. Ora è impossibile scappare. Ci sono controlli serrati. Codogno prima nessuno lo conosceva, oggi è sulla bocca di tutti. I 12 paesi dell’area coinvolta sono monitorati, questo perché si eviti una pandemia.
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