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Vittoria al cardiopalma contro il Verona. Gioco scadente ma ora l’unico fattore che conta sono i risultati

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di Luca Muratgia.

Vittoria in chiaroscuro quella del Napoli al Maradona contro il Verona, squadra tra l’altro uscita completamente rivoluzionata dall’ultima sessione di mercato invernale e che, nonostante scesa in campo con giocatori che avranno collezionato un paio di allenamenti insieme, ha espresso un’idea di calcio estremamente organizzata e che ha messo seriamente in crisi il dispositivo architettato da Mazzarri per penetrare il muro gialloblù. Il Napoli ha palesemente dimostrato, ancora una volta, che la strada che conduce ad una guarigione definitiva, non è stata ancora percorsa del tutto, dopo una discreta mezz’ora infatti, gli azzurri sono improvvisamente calati, ritornando al triste cliché delle prestazioni stagionali a cui i tifosi partenopei sono purtroppo assuefatti. Squadra statistica, prevedibile, lenta, confusionaria, sottomessa sul piano fisico dalla verve degli avversari. Appare del tutto evidente che ci troviamo al cospetto di una compagine ancora in pieno stato di convalescenza se è vero come è vero che per larghi tratti del secondo tempo è stato dominato da un avversario che, lo ricordiamo, è uscito particolarmente malconcio dal mercato invernale appena concluso. Proprio nel secondo tempo, ci si aspettava una scossa, un moto di ribellione per tentare di liberarsi dal grigio torpore della mediocrità del primo tempo. Ed invece il Verona, che nella prima frazione di gioco aveva giocato molto basso, alza improvvisamente il baricentro andando a pressare alto, costringendo il Napoli ad una ad una sofferenza impensabile con gli scaligeri che, improvvisamente, sono giunti in prossimità dal divenire padroni assoluti del campo. E come logica conseguenza il Verona trova la rete del vantaggio con Coppola, che di spalla sovrasta Mazzocchi per realizzare la prima segnatura in serie A. Nonostante la discutibile prestazione, nonostante l’evidenza di una squadra in disarmo, senza una valida idea di gioco offerta ai propri sostenitori ormai rassegnati all’idea di vivere una stagione tribolata e carica di sofferenza, del buono c’è da salvare, sarebbe ingeneroso quindi non sottolineare gli aspetti positivi che si sono intravisti nel match del Maradona. Ottimo, innanzitutto, il contributo offerto dai subentrati che hanno innescato quel cambio di marcia auspicato. Gli innesti del mercato invernale hanno infatti dimostrato di poter apportare energie preziose, con la capacità, in taluni frangenti, di innescare il cambio passo necessario per ribaltare risultati apparentemente irreversibili proprio come accaduto ieri. Altro aspetto rilevante è rappresentato dal carattere mostrato nella sfida del Maradona. Dopo il citato svantaggio, la partita sembrava ormai irrimediabilmente compromessa, dove anche il più inguaribile degli ottimisti, avrebbe manifestato le proprie perplessità circa un esito positivo del risultato. Fino a qualche settimana fa, i partenopei, a seguito dello svantaggio, per come è maturato e per l’andamento dell’incontro, si sarebbero sfaldati definitivamente perdendo ulteriori punti preziosi necessari per il conseguimento degli obiettivi stagionali rappresentati dal raggiungimento del quarto posto in campionato e del cammino in Champions che vedrà gli azzurri impegnati negli ottavi di finale contro i catalani del Barcellona. Il pareggio del neo acquisto Ngonghe su assist prezioso del redivivo Lindstrom è emblematico a supporto delle argomentazioni relative al contributo dei giocatori appena acquistati. Lindstrom, ovviamente, pur essendo stato acquistato a giugno, fino ad ora è rimasto ai margini del progetto tecnico sia con Garcia che con Mazzarri e può considerarsi, a tutti gli effetti, un nuovo giocatore del Napoli. Poi per risolvere la partita è risultata indispensabile una prodezza di Kvaratskhelia, spesso discusso per i suoi dribbling ostinati ma che rappresenta, insieme ad Osimhen, l’unico vero indiscutibile fuoriclasse di questa squadra. La rete realizzata all’87, rappresenta un gioiello di rara bellezza con il pallone incastonato imparabilmente all’incrocio dei pali. Indovinata, a tal proposito, l’intuizione di Mazzarri, con l’ingresso di Lindstrom, che ha sottratto il georgiano dalla fascia destra, dove risultava bloccato e super controllato, per spostarlo in posizione centrale, come sottopunta, libero di svariare sull’intero fronte offensivo. Il 2-1 finale consente agli azzurri di superare la Fiorentina e Lazio nell’ottica di un un quarto posto complicato da raggiungere perché lo slot a disposizione è uno solo (considerando che i primi tre posti risultano ormai assegnati) e i competitors in lotta sono sei. Sarà difficile ma provare a raggiungerlo è il minimo sindacale per i campioni d’Italia al cospetto di una stagione da dimenticare. Ultimo appunto relativo a Zielisky, il polacco, da otto anni in azzurro, è stato posto ai margini del progetto tecnico per motivazioni di carattere contrattuale, ma che sarebbe risultato assai utile in un momento tanto complesso e delicato, soprattutto in chiave Champions dove addirittura è stato escluso dalla lista. Inoltre nel settore nevralgico del campo il Napoli si scopre improvvisamente con la coperta corta; con le cessioni di Elmas e di Gaetano e con Demme e lo stesso Zielisky che vivranno i restanti mesi di permanenza a Napoli da separati in casa, l’unica alternativa è rappresentata dal neo acquisto Dendonker, insomma il reparto è carente e questo aspetto potrebbe risultare un fattore importante per il conseguimento dei sopra citati obiettivi.


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